Stress al lavoro, protegge dall’Alzheimer
Un lavoro stressante, anziché accorciare la vita pare possa proteggere da una malattia assai temuta: l’Alzheimer. I più protetti sarebbero avvocati, professori e medici. Quelli più a rischio operai, magazzinieri, cassiere
ROMA – Si sente spesso dire che lo stress uccide. Chi è molto stressato, infatti, rischia molti problemi di salute e il verificarsi di eventi cardiovascolari come ictus o infarto. Oggi, un nuovo studio, suggerisce che il lavoro stressante può invece proteggere dalle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Nella top ten dei più protetti ci sarebbero avvocati, assistenti sociali, insegnanti e medici.
Quando conta il tipo di lavoro
Secondo i ricercatori dell’Alzheimer Disease Research Center nel Wisconsin (Usa), la protezione contro la demenza dipende anche dal tipo di mestiere esercitato. Per esempio, l’effetto ‘scudo’ anti-Alzheimer sarebbe frutto del mix fra la complessità intellettuale e l’impegno verso gli altri tipico di certe professioni come quelle di insegnanti, avvocati e medici.
Le prove
A sostenere la tesi dei ricercatori è uno studio presentato alla Conferenza internazionale sull’Alzheimer tenutasi a Toronto, in cui sono state coinvolte 284 persone di mezza età considerate a rischio demenza. Dei partecipanti sono state esaminate le iperintensità della sostanza bianca, ossia le chiazze di colore bianco visibili per mezzo della risonanza magnetica cerebrale e associate alla malattia. Dai dati raccolti e dall’osservazione dei risultati delle analisi, i più protetti dai danni neurologici sono risultati avvocati, insegnanti, medici e assistenti sociali. Per contro, i più a rischio sono risultati i magazzinieri di supermercati e altre aziende, cassiere, operai e così via, suggerendo che si è più esposti quando si esercitino mestieri più manuali.
Ma non è tutto detto
Se chi fa lavori manuali possa essere rimasto preoccupato dai risultati dello studio, i ricercatori fanno notare che la protezione dall’Alzheimer non è dovuta al lavoro intellettuale che certe professioni richiedono, quanto all’impegno verso il prossimo che, sempre queste, richiedono. Per cui, dedicarsi in qualche modo agli altri può fare la differenza. Chi dunque fa lavori meno intellettuali può comunque decidere di dedicare del tempo al prossimo – che siano familiari, parenti o estranei – magari con del volontariato o altro tipo di impegno che può sì risultare stressante, ma che pare possa rendere il cervello più resistente.