19 aprile 2024
Aggiornato 23:30
La prevenzione prima di tutto

Come funziona il test che predice se avrai il diabete tra cinque anni

Grazie a una ricerca della Società Italiana di Diabetologia è stata identificata una nuova categoria di persone con pre-diabete, che possono scoprire se svilupperanno la malattia entri i 5 anni successivi

ROMA – Grandi passi avanti nella prevenzione del diabete. Grazie infatti a uno studio condotto dai ricercatori della Società Italiana di Diabetologia, dell’Università «Magna Graecia» di Catanzaro e dell’Università di Roma «Tor Vergata», si potrà sapere se nel giro di cinque anni si potrà essere malati di diabete.

Tutti a rischio
Il test, basato sul comune test da carico orale di glucosio, può essere dunque sfruttato per la prevenzione e la diagnosi precoce di una tra le più diffuse malattie: secondo le ultime stime dell’International Diabetes Federation si ritiene siano 387 milioni le persone affette da diabete nel mondo. L’esame permette di individuare tutti coloro che potenzialmente potrebbero sviluppare il diabete – anche i soggetti finora ritenuti non a rischio.

Una piaga mondiale
Il diabete di tipo 2 è divenuta una piaga mondiale, che porta con sé un danno economico e conseguenze gravi per chi ne è affetto. Tra le diverse vi sono perdita della vista, amputazione degli arti inferiori, ictus, infarto, perdita della funzionalità renale che porta alla dialisi. Infine, a causa delle complicanze, il diabete porta anche a una morte precoce (una persona ogni 7 secondi, fino a un totale di 4,9 milioni di decessi nel 2014). Fattore di grande impatto è il diabete non diagnosticato: una persona su due nel mondo è affetta da questa condizione senza saperlo. Ma lo è anche quello trattato troppo tardivamente.

Parola d’ordine: prevenzione
Diagnosticare prontamente questa condizione è fondamentale, anche prima che la malattia si sia manifestata. E lo studio, pubblicato su Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, va proprio in questa direzione. Con un semplice test di uso comune, è possibile individuare una nuova categoria di soggetti con «pre-diabete», i cosiddetti «NGT-con alta glicemia a un’ora», che presenta un rischio aumentato del 400% di sviluppare un diabete conclamato entro i successivi 5 anni. Una categoria di soggetti finora «invisibili» alle strategie di prevenzione, ma che invece meritano attenzione come sorvegliati stretti. «L’importanza del nostro studio – sottolinea il professor Giorgio Sesti – è di avere fatto emergere una condizione di rischio per diabete tipo 2, in un gruppo di persone considerate a basso rischio di diabete tipo 2 secondo le attuali linee guida. L’utilizzo a scopo diagnostico dei valori della glicemia, a un’ora dall’assunzione di un carico orale standard di glucosio (75 grammi) è già consolidato per la diagnosi del «diabete gestazionale», il diabete cioè che compare durante una gravidanza, che rappresenta una condizione di rischio sia per la gestante che per il feto. Lo studio appena pubblicato fa seguito a una serie di altre nostre ricerche, che hanno dimostrato come questa condizione di elevata glicemia, un’ora dopo carico standard di glucosio, sia associata a un peggiore profilo di rischio cardiovascolare. L’aspetto nella pratica clinica più rilevante – prosegue Sesti – è che la misurazione della glicemia, un’ora dopo carico orale di glucosio (in aggiunta alle due misurazioni che abitualmente si eseguono ovvero la glicemia a digiuno e quella a 2 ore), consente di identificare persone a rischio di diabete tipo 2, che sarebbero altrimenti ignorate nel tempo e private di indicazioni utili a modificare lo stile di vita e a prevenire lo sviluppo della malattia. Il tutto con un test ambulatoriale, comunemente eseguito e dai costi assai limitati».