29 marzo 2024
Aggiornato 12:30
un grande passo avanti nella ricerca

Sclerosi multipla, scoperto trattamento che ne blocca la progressione

Gli scienziati trovano la soluzione per un possibile trattamento che potrebbe arrestare la progressione della sclerosi multipla, migliorando di fatto la qualità della vita dei pazienti e riducendo in modo significativo la disabilità

MONTREAL – E’ una grande scoperta quella dei ricercatori del Centro Ricerche CHUM e l’Università di Montreal (Canada), che hanno individuato una molecola che, se bloccata, può ritardare l’insorgenza della sclerosi multipla e rallentarne significativamente la progressione.

UN SIGNIFICATIVO PASSO – Sarebbe un grande e significativo passo tradurre la scoperta in un farmaco da mettere a disposizione di tutti coloro che soffrono di questa grave e degenerativa malattia. Ed è proprio quello che intendono fare i ricercatori coordinati dal dott. Alexandre Prat. La molecola, chiamata MCAM (Melanoma Cell Adhesion Molecule), svolge un ruolo cruciale nella disregolazione del sistema immunitario osservata nella sclerosi multipla. «I nostri studi hanno dimostrato che MCAM è necessaria per la migrazione di CD4 e CD8 attraverso la barriera emato-encefalica – spiega Prat – Se blocchiamo l’interazione di MCAM con la proteina a cui si lega normalmente, riduciamo l’attività della malattia».

RISULTATI INCORAGGIANTI – I risultati, pubblicati su Annals of Neurology, sono incoraggianti. I ricercatori hanno condotto una serie di test in vitro su esseri umani e in vivo su modello animale. «Crediamo di aver identificato la prima terapia che avrà un impatto sulla qualità della vita delle persone con sclerosi multipla, riducendo in modo significativo la disabilità e la progressione della malattia», afferma con ottimismo il dott. Prat, che è l’autore principale dello studio. Nei test, sottolinea Prat, «abbiamo osservato una diminuzione di circa il 50% della malattia nei topi con encefalomielite autoimmune sperimentale (EAE), il modello più diffuso di SM animale. Ciò che è particolarmente significativo è che, per la prima volta, possiamo fermare la malattia fin dai primi sintomi, oltre ad avere un impatto sulla sua progressione».