24 aprile 2024
Aggiornato 14:00
i grandi danni del fumo passivo

I bambini esposti al fumo rischiano un attacco di cuore da adulti

I bambini che hanno genitori che fumano, e sono esposti al fumo passivo, hanno un maggiore rischio di sviluppare malattie cardiache da adulti, rispetto a coloro che non hanno genitori che fumano

MELBOURNE – Il fumo di seconda mano, o passivo, fa molto male. Spesso più di quello di prima mano. E a ribadire il concetto è un nuovo studio, che mostra come i bambini esposti al fumo passivo abbiano maggiori rischi di sviluppare malattie cardiache in futuro.

SECONDO COSCIENZA – Del fumo passivo, o di seconda mano, si è già detto molto. Vi è infatti una vasta letteratura medica in merito. Si è per esempio detto come possa essere pericoloso e dannoso, a volte anche più di quello di prima mano. Sapendo questo, sta spesso nella coscienza di chi fuma evitare di farlo respirare anche a chi gli sta accanto. Ma non sempre le cose stanno così purtroppo. E così, secondo il rapporto ufficiale «American Heart Association Rapid Access», la percentuale di bambini con livelli di cotinina non rilevabili era più alta tra le famiglie in cui nessuno dei genitori fuma (l’84%), minore nelle famiglie in cui fuma un genitore (il 62%) e più bassa nelle famiglie dove entrambi i genitori fumano (il 43%). Mostrando che questa sostanza – un alcaloide del tabacco e metabolita della nicotina – è più presente proprio nel sangue dei bambini nella cui casa si fuma.

IL RISCHIO – Ciò che il dott. Costan Magnussen e colleghi della australiana University of Tasmania hanno trovato è che, indipendentemente da altri fattori, il rischio di sviluppare placche carotidee in età adulta era quasi due volte più elevato nei bambini esposti a uno o due genitori fumatori, rispetto ai figli di genitori che non fumano. Secondo i ricercatori, poi, la fonte primaria di un’esposizione al fumo passivo per un bambino è proprio la casa – che dovrebbe invece essere un luogo protetto, o protettivo. Gli autori raccomandano a tutti i genitori di smettere di fumare o, se proprio non ci riescono, evitare di farlo in casa o esporre al fumo i propri figli. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Circulation dell’American Heart Association.