18 agosto 2025
Aggiornato 02:30
Vittime del fumo

Muore di tumore per colpa del fumo passivo, la Regione Sicilia dovrà risarcire

La regione Sicilia costretta a risarcire ai familiari della vittima un milione e mezzo di euro. La donna, di appena cinquant’anni, è morta a causa del fumo passivo

Donna morta a causa del fumo passivo. Regione Sicilia costretta a risarcire
Donna morta a causa del fumo passivo. Regione Sicilia costretta a risarcire Foto: Shutterstock

Un’altra vittima di cancro ai polmoni causato dal fumo di sigaretta. Questa volta, però si tratta di fumo passivo: quello che una giovane donna siciliana è stata costretta a subire per anni dai suoi colleghi. Tutti fumatori. Secondo le varie indagini che sono state condotte dopo la sua morte, non c’è alcun dubbio: la povera donna si è ammalata di tumore per colpa del fumo passivo prodotto dai suoi colleghi. Nessun familiare, infatti, ha mai toccato una sigaretta in vita sua.

La condanna
La vittima ha lavorato per oltre vent’anni negli uffici regionali ed è deceduta a causa del cancro, nell’anno 2004. Siccome la donna non aveva mai fumato e non era mai stata a contatto con persone che lo facevano, per le persone che hanno analizzato a fondo il suo caso è stato facile trarre le giuste conclusioni. La malattia è stata causata dai suoi colleghi fumatori che l’hanno costretta al fumo passivo per molti anni. Il tribunale di Palermo ha così condannato la Regione Sicilia a risarcire i danni.

Una cifra da capogiro
Come è giusto che sia, la multa inflitta alla Regione Sicilia è stata piuttosto salata. I familiari riceveranno 1,5 milioni di euro. Questo a causa del fatto che è stato possibile accertare l’esposizione al fumo passivo continuo per almeno cinque anni. Situazione che avrebbe determinato l’insorgere di una patologia così devastante.

Chi era la donna
La povera vittima si chiamava Lucia Lo Conti ed è stata per oltre vent’anni una funzionaria dell’assessorato ai beni culturali. Grazie al fumo passivo è deceduta in età relativamente giovane: aveva da poco compiuto i cinquant’anni. Il problema più evidente insorge nei racconti che la donna aveva rilasciato quando era ancora in vita. La sua era una lotta quotidiana contro i colleghi fumatori. Non solo non fumava ma non ne poteva più delle nuovole di fumo che l’avvolgevano per ore al giorno.

Sentenza definitiva
Secondo quanto si legge su La Repubblica, l’ufficio legale della Regione non ha proposto appello. Da ciò si deduce che la sentenza sia definitiva. Anche perché sarebbe davvero stato assurdo che i familiari non vincessero una causa di questo genere. Era più che evidente che la morte della donna era stata causata dai suoi colleghi fumatori. Lo stesso giudice Ricccarco Trombetta ricorda che il codice civile «impone al datore di lavoro di adottare tutte le misure idonee a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale del lavoratore». Cosa che, come tutti sappiamo, non ha assolutamente fatto.

Una morte causata dall’ignoranza
Questo è uno dei (tanti) tristi episodi nati dalla più completa ignoranza della gente. Fumare in un luogo chiuso mettendo a rischio la salute delle persone che stanno vicino, oltreché incoscienza è – senza ombra di dubbio – anche totale ignoranza. Fatti che ai giorni nostri non dovrebbero più verificarsi. Non solo perché ci sono precise leggi che lo impongono ma anche perché il livello di cultura, rispetto a mezzo secolo fa, è senz’altro più elevato. Non manca l’informazione. Tutti i media continuano e ribadire la pericolosità del fumo di sigaretta. Non deve essere ammessa un’ignoranza di tale entità ai giorni nostri. E solo il fatto che una persona si permetta di fumare in presenza di un’altra o, peggio, inizi a fumare oggi è sintomo di stoltezza.