19 aprile 2024
Aggiornato 23:30
La bocciatura della Corte europea

Procreazione, Strasburgo boccia la legge 40 e la politica italiana si divide

Questa bocciatura ha immediatamente diviso il fronte politico italiano. Da una parte, il Centrodestra cattolico, con il vicepresidente della Camera Lupi e l'Udc Gianluca Volontè, ha difeso la norma, arrivando a giudicare la sentenza di Strasburgo come «ideologica», mentre dal centrosinistra e dall'Idv

ROMA - La legge 40 del 2004, quella cioè che regola la procreazione medicalmente assistita, viola la Convenzione europea sui diritti umani. Lo ha stabilito una sentenza della Corte di Strasburgo che ha dato ragione a una coppia italiana (Rosetta Costa e Walter Pavan) portatrice sana di fibrosi cistica che ha presentato ricorso contro la normativa, voluta nel 2004 dall'allora ministro della Salute Girolamo Sirchia e da sempre avversata dal centrosinistra, che arrivò a proporre un referendum abrogativo, che però non raggiunse il quorum dei votanti.

In particolare, con la sentenza di oggi, la Corte europea dei diritti umani ha bocciato l'impossibilità per la coppia (fertile) di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. Secondo i giudici, la cui decisione diverrà definitiva entro tre mesi se nessuna delle parti farà ricorso, «il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente», in quanto un'altra legge permette di accedere all'aborto terapeutico se il feto è malato di fibrosi cistica.

Questa bocciatura, arrivata dopo un pronunciamento della Consulta che aveva già abrogato alcuni articoli del testo, ha immediatamente diviso il fronte politico italiano. Da una parte, il Centrodestra cattolico, con il vicepresidente della Camera Lupi e l'Udc Gianluca Volontè, ha difeso la norma, arrivando a giudicare la sentenza di Strasburgo come «ideologica», mentre dal centrosinistra e dall'Idv si sono sollevate molte voci a favore dei giudici europei, voci che adesso chiedono al Parlamento una nuova legge in materia. Da registrare, soprattutto, il silenzio della Chiesa: sull'edizione odierna dell'Osservatore Romani, infatti, nessun commento alla notizia, ma soltanto uno scarno trafiletto in cui si rende conto delle decisioni assunte a strasburgo.

Chi invece ha fatto sentire forte a propria voce è stato Maurizio Lupi. «La legge 40 è una buona legge, non è il frutto di ideologie né di scelte confessionali, ma del lavoro parlamentare confermato dalla volontà popolare attraverso il referendum». Anche per il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, la questione è una «forzatura», ma lo sarebbe anche affrontare a fine legislatura un tema complesso come questo: «meglio rimandare - dice il pidiellino - alla prossima legislatura». Chi invece la legge non la vuiole proprio toccare è il centrista Volontè: «i ministri della Salute e degli Esteri annuncino la volontà del governo di proporre ricorso alla 'Grande Chambre' contro la sentenza-truffa di Strasburgo sulla legge 40, una sentenza immotivata e ideologica».

Sul lato opposto dell'emiciclo, è tutto un fiorire di parole di plauso all'operato dei giudici europei. Dal leader di Sel, Nichi Vendola, a quello dell'Idv, Antonio di Pietro, si chiede «di dare all'Italia una legge sulla fecondazione degna» e di modificare «quella in vigore». «Riscriviamo la legge sulla fecondazione assistita, nel rispetto delle coppie e della conoscenza scientifica», ha rilanciato il senatore Ignazio Marino, presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, mentre per la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro, «la sentenza di oggi è un pronunciamento saggio e di civiltà, che può concretamente aiutare il legislatore a cambiare una normativa sbagliata».