Enrico Letta: «Alle elezioni 2022 la sfida è tra noi è Giorgia Meloni»
Il leader del Partito Democratico: «Renzi e Calenda nostri interlocutori», quanto al M5s «non dialoghiamo con chi ha fatto cadere Draghi»

Certo, la destra ha chiuso rapidamente l'accordo di coalizione ma solo perché «Lega e Forza Italia si sono consegnati a Giorgia Meloni», il centrosinistra ci metterà qualche giorno in più, ma si arriverà ad una intesa, che sarà «elettorale», perché poi ognuno risponderà per la propria lista e quella del Pd sarà «Democratici e progressisti». Enrico Letta parla al Tg5 per fare il punto sulle alleanze e ribadisce una serie di paletti, ad uso sia esterno - cioè rivolto ai potenziali alleati - che interno, vale a dire indirizzato alle varie anime del suo partito. Le alleanze vanno fatte, è il succo del ragionamento, perché lo impone la legge elettorale, ma il Pd avrà la sua lista insieme ad Art. 1, Psi e Demos, con un programma chiaro.
Letta risponde anche alla sollecitazione che è arrivata dagli alleati di Articolo 1, che chiedevano di provare almeno a chiudere «accordi tecnici, elettorali» con «tutti», cioè anche con M5s, che certo ha «rotto il rotto il fronte progressista», ma «non è l'avversario, l'avversario è la destra». Il segretario Pd è lapidario: «Siamo stati chiari, noi non dialoghiamo con quelli che hanno fatto cadere Draghi».
Il leader democratico rassicura anche i tanti che, a sinistra del partito, temono un Pd troppo centrista a causa della probabile alleanza con Carlo Calenda e magari persino con Matteo Renzi: le alleanze sono «elettorali», lo impone il 'Rosatellum', ma «poi ognuno è responsabile del suo programma. Noi lanceremo lista che si chiamerà 'Democratici e progressisti': quella avrà il suo programma, il suo progetto per l'Italia e poi stipuleremo alcune alleanze...».
Del resto, un parlamentare Pd di quelli più critici verso l'alleanza con i centristi, non fa mistero che alla fine la discussione ruota molto sui posti in lista. Quando gli viene chiesto se in direzione daranno l'ok ad un eventuale intesa con Calenda, la risposta è: «Siamo sicuri che l'alleanza con Carfagna e Gelmini ci porta voti? Bah? Però vedremo, molto dipende dall'accordo che verrà raggiunto, se sarà un buon accordo per il Pd?». Per «buon accordo», appunto, si intende un'intesa che non sia troppo generosa con gli alleati, perché I posti sicuri o quasi sono pochi e il Pd non può darne troppi agli altri.
L'accordo con Calenda, peraltro, è ancora in via di definizione, anche se oggi lo stesso leader di Azione in conferenza stampa sembrava parlare come se la cosa fosse ormai in dirittura di arrivo. La discussione, appunto, pare si ancora sul numero di collegi 'sicuri' da assegnare a Calenda, che non a caso fa capire che a lui converrebbe andare da solo per prendere più voti nel proporzionale.
«Tutto si chiuderà nel fine settimana», assicura un esponente della segreteria Pd. Per poi concentrarsi sulla sfida, che come Letta ripete ogni giorno sarà con Giorgia Meloni: «Sono pronto a confrontarmi con Meloni su tutti i temi sui quali gli italiani sono interessati a sapere come la pensiamo». Di fatto, un tentativo di ritornare ad uno schema bipolare o quasi. Anche perché se la destra non dovesse conquistare la maggioranza dei seggi sarebbe molto importante essere il partito più votato.
(con fonte Askanews)