29 marzo 2024
Aggiornato 06:00
MoVimento 5 Stelle

M5S, per Casaleggio niente Stati generali: «E' già tutto deciso»

«Ho declinato l'invito». Il figlio del cofondatore gioca di sponda con Di Battista e con coloro che chiedono il limite dei due mandati e la trasparenza sui voti ottenuti dai 30 relatori di domenica

Beppe Grillo con Davide Casaleggio
Beppe Grillo con Davide Casaleggio Foto: Alessandro Di Meo ANSA

Esordio col botto per la due giorni finale, quella nazionale, degli Stati generali del Movimento 5 stelle, che si concluderà domani pomeriggio con la plenaria in streaming che prevede anche l'intervento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il benvenuto ai delegati regionali che devono discutere di agenda politica, principi e regole del Movimento e organizzazione lo dà a distanza Davide Casaleggio, figlio del «cofondatore» Gianroberto: annuncia il suo rifiuto ad intervenire, chiede trasparenza sulle votazioni per i delegati e accusa i vertici di manipolare le assise con decisioni già prese.

Vito Crimi, capo politico reggente in attesa della nuova «governance», in una diretta Facebook, senza nominare il plenipotenziario della comunicazione e dell'organizzazione on line del Movimento, rivendica invece in una diretta Facebook il «processo di democrazia diretta dal basso» e promette la pubblicazione delle preferenze ottenute dai relatori della plenaria, ma solo a conclusione del percorso per l'insediamento dei nuovi vertici (che non si conclude con questa kermesse). «Non ci sono mai stati segreti - giura - è tutto in mano a due notai».

Con Beppe Grillo apparentemente distaccato (i suoi ultimi post riguardano argomenti lontanissimi dall'attualità politica nazionale), il presidente dell'Associazione Rousseau continua a incarnare, almeno nelle sue intenzioni, la difesa dei valori delle origini. «Leggendo il documento di guida della discussione del primo giorno, registro - spiega Casaleggio - che molte decisioni sono già state date per acquisite e si chiedono solo i dettagli. Su altre, come la questione del vincolo dei due mandati, l'indicazione dai territori è stata chiara, ossia che rimanga intoccabile, ma al primo punto del documento guida si indica esplicitamente di dibattere su eventuali deroghe da adottare».

«Lo scopo degli Stati generali - replica Crimi - non è dividere, è cercare di fare un percorso il più possibile unitario, in cui tutti ci si possa ritrovare». Per questo, sottolinea, si discute «non per posizioni» ma «per argomenti». Un no, obliquo ma comprensibile, alla formazione di correnti, aggregati, minoranze. Quanto al punto forse più delicato, per il capo politico, nelle assemblee regionali «si è parlato delle regole come quella dei due mandati, principio che è stato da tutti confermato ma è stata anche ribadita la necessità di valorizzare le competenze sia in ingresso che in uscita e quindi come poter conciliare le due cose».

La discussione sulle preferenze ottenute nella votazione on line per i trenta oratori della plenaria finale di domenica rispecchia probabilmente il sospetto di Casaleggio che si voglia nascondere il risultato ottenuto da Alessandro Di Battista, punto di riferimento degli «ortodossi», ancora molto popolare fra gli iscritti ma con alcuni dei fedelissimi che sono già fuori o hanno la valigia pronta per lasciare il Movimento. In ambienti vicini a Di Battista non si fa mistero di condividere le critiche di Casaleggio: «Ha ragione, dal basso non è stato costruito niente», osserva un parlamentare. Quanto al documento che fa da base al dibattito, «sono sintesi - taglia corto - che arrivano dalle regioni e seguono la stessa linea, che sarà stata dettata dalle società che pagano per gestire questa cosa».

Le critiche di Casaleggio, però, non paiono incrinare il patto di vertice che ha unito alcune delle figure storicamente più significative del M5S, nel percorso che ha portato agli Stati generali. Non è un caso che Paola Taverna rivendichi, quasi all'unisono con Crimi, il «grande momento di democrazia dal basso» e che Roberto Fico, presidente della Camera e primo sponsor del Conte bis e della partnership con il Pd, non nasconda un giudizio molto negativo sulle polemiche. Gli Stati generali, avverte, «sono una prova di maturità», le regole sono «condivise e accettate da tutti» e devono servire «per volare alto, per confrontarsi con consapevolezza e responsabilità, e non per fare prove muscolari».

(con fonte Askanews)