Paragone: «L'Europa non serve a niente, nemmeno di fronte a questa crisi»
Il Senatore ex M5s Gianluigi Paragone, già giornalista tv, sfoga al DiariodelWeb.it tutte le sue critiche contro il Recovery Fund e le misure economiche del governo Conte
Presentato ieri dalla Commissione europea il cosiddetto Recovery Fund: il fondo anti-crisi di 750 miliardi di euro, di cui l'Italia è candidata ad ottenerne 172 (90 di prestiti e 82 a fondo perduto). «Cifra adeguata», gongola il premier Giuseppe Conte. Ennesima proposta europea insufficiente, ribattono gli euroscettici. Tra i quali svetta una delle voci notoriamente più critiche contro Bruxelles: quella del senatore Gianluigi Paragone, ex Cinque Stelle ed ex giornalista televisivo, che il DiariodelWeb.it ha interpellato per l'occasione.
Senatore Gianluigi Paragone, questo Recovery Fund è davvero una buona notizia per l'Italia?
Il Recovery Fund è viziato dallo stesso peccato originale di tutti i soldi che arrivano dalla slot machine europea. Soldi che sono sostanzialmente dei prestiti, che avvantaggiano il creditore in posizione di privilegio, e costringono il cosiddetto beneficiario ad esserne tossico. Totalmente fuori, insomma, dalle logiche di una banca centrale e dal principio della monetizzazione del debito.
Eppure Di Maio e Gentiloni festeggiano, anche se avevano chiesto minimo 1500 miliardi e ne sono arrivati la metà. L'atteggiamento mi sembra un po' quello di «a caval donato non si guarda in bocca»...
Intanto il cavallo è tutto fuorché donato. E poi non mi stupisce che gli europeisti festeggino, visto che lo fanno di fronte a tutto ciò che arriva dalla mecca di Bruxelles. In realtà questi sono come i fanta-miliardi di Paperon de' Paperoni. Tutte le altre vere banche centrali stanno stampando moneta illimitatamente, senza generare debito pubblico. L'Europa, invece, crea una condizione di indebitamento aggiuntivo, ossia ci concede prestiti che poi dovremo restituire, e per giunta ha fissato un limite massimo di 750 miliardi per tutta l'Unione. Il solito maleficio di quello che continuo a definire il più grande imbroglio culturale e politico in corso.
Cioè l'euro?
L'euro e l'Unione germanica europea.
Qualche settimana fa Draghi scrisse sul Financial Times «whatever it takes». Ma l'Europa sta veramente facendo «tutto ciò che serve» per salvarci da questa emergenza?
No: 750 miliardi non sono «whatever it takes». Il protocollo prevede «un volume e una scadenza chiaramente specificati» e il legame con «un piano di rimborso vincolante». Tra l'altro il fondo sarà basato su «un chiaro impegno degli Stati membri a seguire politiche economiche sane ed un'ambiziosa agenda di riforme». Tutte le volte lo stesso linguaggio. Se questa è la matrice dell'Europa, non sarà certo il coronavirus a cambiarla. Anzi, tratteranno l'emergenza sanitaria ed economica esattamente come la crisi finanziaria degli anni passati. Cioè, scaricandola sul Paese reale.
Ma, se fosse in Conte, lei questi soldi li accetterebbe?
Intanto vorrei capire quando arriveranno, perché l'economia reale ne ha bisogno adesso, e a settembre il Paese lacrimerà. Al posto di Conte avrei sfidato l'Europa: o la Bce stampa illimitatamente, oppure vuol dire che l'Unione non ci serve a nulla neanche adesso, quindi tanti saluti. A quel punto l'Italia sarebbe dovuta uscire e stampare moneta per conto suo: a maggior ragione perché lo stanno facendo tutti i Paesi, quindi non c'è più nemmeno il problema dell'inflazione.
Anche su questa ossessione dell'inflazione, attorno alla quale è stata costruita l'economia europea, ci sarebbe molto da dire...
Già. Magari ce ne fosse un po', di inflazione...
Torniamo in Italia. Lei ha commentato molto duramente il decreto Rilancio. Può riassumere in due parole perché lo ritiene sbagliato?
Basterebbe guardarne la voluminosità e le sgrammaticature: in un momento d'emergenza non sono nemmeno in grado di scrivere un testo in lingua italiana. È concepito per i sacerdoti della burocrazia, tanto che i commercialisti, i tributaristi, i professionisti stanno impazzendo per dare una risposta subito. Nel frattempo il governo continua con la sua «promettopoli»: di tutto questo decreto, escluso forse il superbonus, non c'è nulla che scarichi veramente a terra.
La lontananza dal Paese reale è sempre più marcata.
Il Paese reale è fuori dai radar di questo governo. Ma se ne accorgeranno. Mentre noi pensiamo che la crisi arriverà per i giochini di Renzi, o per le divergenze tra Di Maio e Conte, questo governo sarà buttato fuori dalla finestra da un popolo che piangerà, quando si ritroverà con i conti in rosso. Quando la gente andrà al supermercato, passerà il bancomat alla cassa e verrà fuori la scritta «transazione non disponibile per assenza di liquidità», a quel punto con che bonus gli risponderanno?
Voglio fare l'avvocato del diavolo. Quando lei parla del Movimento 5 stelle come «infetti», qualcuno potrebbe pensare che sia l'astio dell'innamorato verso la sua ex che lo ha lasciato. Nelle sue parole c'è più rancore o più delusione?
La delusione di un movimento che era nato antisistema ed è diventato il più grande paladino del sistema stesso. Hanno rinnegato tutto. L'unico a prendere soldi è Elkann, che si mette in tasca cinque miliardi di dividendo e ne ottiene altri 6,3 da Banca Intesa con la garanzia dello Stato. Benetton non è scalfito in alcun modo dalla revoca delle concessioni. Il franco-indiano Arcelor Mittal si comporta da padrone in Ilva. I negozi non fanno scontrini, i ristoranti faticano, le piccole imprese battono in testa e intanto regaliamo soldi ad Alitalia. Un imputato per la più grande tangente internazionale mai pagata da Eni viene confermato nella stessa società. Dicevano nel programma che avrebbero rifiutato qualunque strumento finanziario e ora li accettano. Cosa volete di più? C'è poco da fare l'innamorato tradito..
Aggiungo che anche le bandiere ideologiche, come quella del limite di due mandati, sono state completamente buttate nel cestino.
Ormai il Movimento 5 Stelle è una fake politica.
Ma come è avvenuta questa trasformazione?
Facile. Basta comprare un tubetto di Bostik e incollare il c**o alla poltrona. Essere chiamati «ministro» o «presidente», con tutti i salamelecchi del caso, è una bella sensazione, evidentemente.
C'è qualcuno nel M5s che la pensa come lei, anche se non può dirlo?
Sì, qualcuno c'è. Ma purtroppo sono delle anime in pena, come Paolo e Francesca nel girone infernale di Dante.
Quanto durerà ancora questo governo?
Fintanto che il popolo lo sopporterà ancora. Per me puzza già di rancido adesso. Più il tempo passa e più aumenteranno i miasmi.
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