8 ottobre 2024
Aggiornato 02:30
L'intervista

Pedicini: «Di Maio come Renzi, ha nominato al governo uomini inadeguati»

L'europarlamentare Piernicola Pedicini, fuoriuscito dal Movimento 5 stelle, racconta al DiariodelWeb.it i veri motivi del fallimento del progetto grillino

Luigi Di Maio
Luigi Di Maio Foto: Riccardo Antimiani ANSA

Prima sospeso, per aver votato contro al Mes, poi addirittura fuoriuscito. Il mese scorso, l'europarlamentare Piernicola Pedicini è andato ad ingrossare le file sempre più consistenti degli esuli dal Movimento 5 stelle, insieme ai suoi colleghi Ignazio Corrao, Eleonora Evi e Rosa D'Amato. In questa intervista rilasciata al DiariodelWeb.it, Pedicini riflette a freddo sulla sua decisione, presa in aperta polemica con la direzione imposta da Luigi Di Maio al partito grillino, che sembra oggi aver smarrito del tutto i valori con cui era nato.

Onorevole Piernicola Pedicini, l'anno che si è appena concluso è stato quello della sua uscita dal Movimento 5 stelle. Una scelta che immagino sofferta, visto che ha affidato una buna parte della sua carriera politica a questo percorso. Anzi, a questo sogno, com'era vissuto soprattutto all'inizio.
Certo. Io sono molto legato proprio a quella fase, in cui eravamo capaci di far sognare. Non sono un politico di professione, così come non lo era nessuno dei militanti del M5s degli inizi. Per me l'impegno politico aveva senso, e lo ha ancora oggi, solo se si crede in quelle battaglie sacrosante. Altrimenti tornerei volentieri a fare quello che facevo prima, pur con le difficoltà di rientrare dopo dieci anni di assenza.

Oggi il Movimento non crede più in quelle battaglie?
È un dato di fatto: la maggior parte dei punti presenti nel progetto iniziale sono ancora tutti lì sul tavolo. Soltanto alcuni sono stati realizzati, e comunque in maniera del tutto parziale. Mi riferisco, ad esempio, al reddito di cittadinanza o all'ecobonus, l'ultima misura che si può veramente considerare valida, perché rilancia l'economia dal basso. Ma queste azioni non bastano a mantenere la promessa di cambiare definitivamente l'assetto strutturale di un Paese che non funziona più. E che non è stato minimamente intaccato.

Possiamo dire addirittura che i Cinque stelle si sono geneticamente modificati?
Sì, decisamente. In questi anni abbiamo acquisito esperienza politica, abbiamo capito che per ottenere i risultati enunciati nei programmi ci vogliono le persone giuste. Invece, nel momento in cui è diventato forza di governo e aveva la possibilità di fare queste nomine, il M5s si è dimostrato uguale ai partiti che governavano in passato.

Si riferisce alla riconferma di Claudio Descalzi all'Eni?
Sì, ma non soltanto: a tutte le partecipate dello Stato e ai più importanti ruoli di governo. In tutti i gangli del potere italiano oggi rimangono le stesse persone che comandavano prima di noi, con l'aggiunta di qualche amico dei nostri.

Nel governo Conte ci sono delle persone che lei considera inadeguate?
Certo. Non soltanto nel governo, nei ruoli intermedi, ma anche in tutti i settori dello Stato.

Ma di questa modificazione genetica del Movimento chi è stato l'artefice?
In primo luogo Luigi Di Maio, che ha sicuramente svolto un ruolo di dominio, insieme a quei pochi che gli stanno intorno. Noi ci eravamo proposti come un Movimento liquido, in grado di decidere e agire in maniera dinamica. Invece quella mancanza di struttura ha creato il mostro: l'assenza di contrappesi interni che potessero controllare l'operato dei vertici. Vertici che hanno preso tutte le decisioni importanti, quelle che non si vedono, per conto degli altri, senza discuterne con nessuno. Poi c'è stata la complicità dei parlamentari che, vittime di questo meccanismo alla Renzi, sono stati zitti per timore di perdere la possibilità di essere ricandidati.

Accomunare Di Maio a Renzi è un paragone pesante...
Ma è la verità. Il M5s, in questo momento, è ostaggio dello stesso meccanismo adottato da Renzi. Il problema viene dalla legge elettorale, che permette di nominare direttamente i candidati. E quindi di infilare nelle istituzioni le persone affiliate, invece di quelle scelte dai cittadini. Oggi Renzi, non avendo alcun consenso in Italia, sta tenendo in ostaggio l'intero Paese. E Di Maio ha fatto la stessa cosa.

Il suo ex compagno di partito Dino Giarrusso vi ha definiti «traditori del mandato elettorale» e «voltagabbana». Mi sembra di capire che per lei i veri traditori siano invece quelli che hanno appoggiato l'azione di Di Maio.
Su chi sta in silenzio non mi esprimo: i veri traditori sono senz'altro coloro che hanno stravolto la mission del M5s. Io sono uscito dal Movimento perché non intendevo rendermi complice di tutto questo.

È vero che l'intenzione sua e degli altri fuoriusciti è quella di dare vita a una nuova formazione ambientalista?
La mia intenzione è quella di mantenere fino in fondo la fedeltà al patto che ho sottoscritto con i 60 mila cittadini che mi hanno eletto. In quel programma elettorale c'era molto ambientalismo, molte battaglie in difesa dei più deboli e degli interessi italiani in Europa. Nei tre anni che mi restano sceglierò il contenitore migliore per ottenere quei risultati.

Che tipo di contenitore ha in mente?
Un contenitore politico che punti su giustizia sociale, lotta a quei meccanismi europei che creano diseguaglianze tra i Paesi, ambiente. Potremmo anche lavorare insieme ai Verdi italiani, ad esempio, ma abbiamo differenze sostanziali: per esempio sul Mes, al quale noi siamo drasticamente contrari. Il Mes è uno degli strumenti dell'austerità, l'austerità impoverisce i popoli e i popoli poveri non possono permettersi di fare ambientalismo.

Siete stati accostati molto spesso alla figura di Alessandro Di Battista. Che ruolo ha avuto nel vostro allontanamento e che ruolo può avere nell'eventuale contenitore a cui fa riferimento?
Apprezzo molto Di Battista per le sue idee politiche. A differenza di molti altri Cinque stelle, ha il coraggio di esporle e di combattere. Quello che non condivido è che lui vuole a tutti i costi promuovere il suo progetto, seppur giusto, all'interno del M5s, che invece per me è irrecuperabile.

Quindi non pensa che anche lui possa lasciare il Movimento?
No, non credo che lui lascerà mai. Lui cercherà sempre di agire all'interno del M5s. Gli auguro di riuscire a farlo rinascere su basi diverse, cambiando quei meccanismi che lo hanno distrutto. Ma non credo che ci riuscirà, perché le persone che hanno in mano il potere non lo lasceranno mai. E si sono ben organizzate per evitare che qualsiasi processo interno possa stravolgere l'assetto attuale.

Lo si è visto con gli ultimi Stati generali.
Esatto. Io avevo maturato la mia decisione da molto prima, ma per chiarire a tutti cosa stesse succedendo ho deciso di aspettare gli Stati generali. Che sono stati una farsa.

Negli ultimi mesi lei, da professionista del settore sanitario, ha lanciato con forza l'allarme sulla sicurezza dei vaccini anti Covid-19. Qual è la sua posizione?
Io sono un uomo di scienza, non mi permetterei mai di dire che sono contrario alle vaccinazioni. Ma il vaccino è un farmaco, per giunta somministrato a persone sane. Quindi, per garantirne l'efficacia e soprattutto la sostenibilità degli effetti collaterali, serve una lunga sperimentazione. Io mi sono espresso proprio affinché non si saltassero quelle tappe che garantiscono la sicurezza. Questo approccio, sostanzialmente, è stato rispettato: i tempi sono stati accelerati perché sono stati aumentati i numeri delle sperimentazioni. Adesso bisogna avere un atteggiamento molto vigile: se si presenteranno effetti collaterali servirà un processo di monitoraggio serio, senza negare nulla.