27 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Il precedente, contro un altro italiano

Non solo la lite con Rossi: quella volta in cui Lorenzo attaccò Simoncelli

Prima dello sfogo di domenica scorsa a Misano contro il Dottore, Por Fuera era stato protagonista di un altro episodio del tutto simile, accusando di scorrettezza il Sic. Era la conferenza stampa del GP del Portogallo 2011

Jorge Lorenzo domenica nella famigerata conferenza stampa di Misano
Jorge Lorenzo domenica nella famigerata conferenza stampa di Misano Foto: Michelin

ROMA – Certe persone proprio non imparano mai. Se vi hanno colpito la violenza delle accuse di Jorge Lorenzo a Valentino Rossi nella conferenza stampa di domenica a Misano, e la permalosità dimostrata nella risposta piccata al Dottore, che aveva cercato di stemperare la tensione con una risata, ebbene, sappiate che non è nemmeno la prima volta in cui Por Fuera è stato protagonista di una scena di questo genere. Riavvolgiamo il nastro al 2011, Gran Premio del Portogallo, terza prova della stagione. All'epoca Lorenzo era il leader indiscusso della Yamaha, Rossi stava vivendo il suo difficile periodo in Ducati, ma la sorpresa dell'inizio d'anno, il pilota di cui tutti parlavano, era Marco Simoncelli, che con la Honda ufficiale del team Gresini aveva esordito con un quinto posto. Quando i giornalisti, nella conferenza stampa di rito del giovedì, gli chiesero un parere sul nuovo emergente avversario, il campione maiorchino si scagliò in un attacco che ricorda incredibilmente quello di pochi giorni fa nei confronti di Vale. Stessa polemica per le presunte scorrettezze di guida, stessa incapacità di accettare l'ironia del suo interlocutore.

Cinque anni fa
Jorge puntò il dito contro il Sic sostenendo che fosse un pilota troppo incline al contatto fisico: i due si erano già scontrati ai tempi della classe 250, erano finiti in un ruota a ruota nella precedente corsa a Jerez e, secondo lo spagnolo, anche l'anno prima a Valencia l'italiano lo aveva quasi fatto cadere in un tentativo di sorpasso. «Il suo stile di guida non è un problema – sostenne stizzito Lorenzo – Se in futuro non ci saranno incidenti, per me non è un problema. Vedremo cosa succederà in futuro». Simoncelli respinse puntualmente al mittente le accuse: «Secondo me, paragonare il contatto di Jerez con quello di Valencia è sbagliato. In quel caso io ero davanti e lui cercò di passarmi, commettendo un errore. Mi colpì anche, conservo ancora la tuta con i segni della sua gomma. Semmai fu lui, alcuni anni fa (nel 2005, ndr), ad essere squalificato dalla direzione gara per il suo stile di guida aggressivo, quindi per me ha detto una cosa sbagliata». A quelle parole, Lorenzo si trasformò in un fiume in piena: «Credo che in passato tu abbia avuto troppi contatti scorretti con tanti altri piloti – proseguì – In quante gare mi hai visto coinvolto in contatti scorretti? Questa è la tua opinione. Invece tanti nel paddock, soprattutto i piloti, la pensano come me. Chiedi a Dovizioso per esempio, ad Aoyama. Non importa: se in futuro non ci saranno scorrettezze, non è un problema per me. Se però in futuro dovese accadere qualcosa con te, avremmo un problema». Il Sic tentò di abbassare i toni con una risata: «Vorrà dire che mi arresteranno...». Ma l'unico risultato fu di far infuriare ancora di più Lorenzo: «Qui non c’è niente da ridere, non è divertente. Stiamo giocando con la nostra vita, guidiamo a 300 km/h in sella a moto molto potenti e molto pesanti. Non si tratta di minimoto. Questo è uno sport pericoloso e bisogna pensare a ciò che si fa. Non mi piace la lotta non pulita. Anche io ho sbagliato un sacco di volte: posso commettere un errore, perché sono un essere umano, ma di solito quando sono in moto ci penso su due volte. Una cosa è giocare con la propria salute, un’altra è giocare con quella degli altri piloti». Parole che, alla luce della tragica sorte a cui Marco Simoncelli sarebbe andato incontro al termine di quella stessa stagione, suonano oggi ancora più ingiuste.