26 aprile 2024
Aggiornato 07:00
L'editoriale sul Gran Premio di Cina

Hamilton contro Rosberg: la variabile impazzita del Mondiale

Il tedesco dichiara guerra al suo compagno di squadra. Una rivalità che potrebbe riaccendere una Formula 1 soporifera. E favorire la rimonta della Ferrari.

SHANGHAI – In Formula 1 si usa dire che «l'avversario più duro è il compagno di squadra». Allora, una volta tanto, vale la pena di accendere i riflettori sugli eroi meno celebrati: i secondi piloti. E soprattutto quelli che accettano malvolentieri questa etichetta. Proprio da loro arriva la speranza di riaccendere un Mondiale che, dopo il Gran Premio inaugurale in Australia, sembrava avviato verso il solito, inevitabile copione: un monologo firmato Mercedes e Lewis Hamilton. La speranza arriva da Kimi Raikkonen, che continua a steccare sul giro secco ma in gara sembra aver ritrovato se stesso e, dopo l'ennesima rimonta, suona la carica alla Ferrari: «Presto saremo al livello delle frecce d'argento». Ma, soprattutto, la speranza arriva da Nico Rosberg.

Dodici mesi fa, di questi tempi, era lui a comandare in classifica iridata su Lewis Hamilton, grazie alla vittoria nella prima gara in Australia e alla successiva striscia di podi consecutivi. Dalla sua aveva la maggior conoscenza della squadra, in cui militava ormai da quattro anni, rispetto al suo nuovo compagno che aveva appena riposto le valigie del trasloco dalla McLaren. Addirittura i soliti maligni avevano sostenuto che il tedesco fosse favorito dal team, che per ragioni d'immagine vedeva più favorevolmente la vittoria di un suo connazionale nel Mondiale. Man mano che il campionato proseguiva, però, Hamilton ha preso le misure del team e della macchina e di lì in poi non c'è stato più nulla da fare. Sono emersi tutti gli storici limiti di Rosberg: certamente non solo un figlio d'arte raccomandato, ma probabilmente nulla più di un buon pilota, certamente non dotato della classe cristallina dell'iridato in carica.

La stessa situazione si sta riproponendo in questo inizio di stagione 2015. Anzi, se possibile in circostanze ancora peggiori per Nico, che non può più permettersi di dare troppo fastidio al leader del team, ora che inizia a profilarsi il rischio di una rimonta della Ferrari. Rosberg ha accumulato a lungo, in silenzio, fino a sfogare platealmente la sua rabbia e la sua frustrazione in diretta internazionale, durante la conferenza stampa. Quando Hamilton gli ha rifilato una stoccata affermando che «Nico non è mai stato una seria minaccia per me» ha sbottato, accusandolo di averlo rallentato apposta nella parte centrale del Gran Premio per compromettere il suo risultato. Il capoclassifica non si è scomposto, conscio di poter contare sulla sua superiorità prestazionale. E anche sull'appoggio del team: Toto Wolff ha subito chiarito di stare dalla parte dell'inglese. E il presidente Niki Lauda, notoriamente privo di peli sulla lingua, è stato ancora più duro: «Lewis è stato più veloce. Lo è stato questo weekend e l'anno scorso, in cui ha vinto il campionato. Se ha rallentato Nico ha fatto bene, i piloti devono essere bastardi egocentrici». Solo pochi giorni fa, l'ex tre volte campione del mondo aveva già dato una prima sveglia al suo secondo pilota, sostenendo che stava abbassando il suo livello per colpa dei suoi demoni personali.

Rosberg sarà anche più lento di Hamilton, ma questa guerra dichiarata in mondovisione dimostra che sotto un aspetto, sicuramente, non è secondo a nessuno: la grinta. Non è proprio il tipo da abbassare le orecchie ubbidiente e lasciar spazio al suo compagno di squadra. La tregua raggiunta sul finale dell'anno passato è stata ormai definitivamente strappata, e tra Hamilton e Rosberg potrebbe ora accendersi una rivalità degna (con le debite proporzioni) di quella dei tempi d'oro tra Prost e Senna. Questa è la migliore speranza che rimane, dicevamo. Alla Formula 1 per non vivere l'ennesimo campionato scontato e soporifero. E anche alla Ferrari. Perché si sa che tra i due litiganti è il terzo, di solito, a godere.