19 marzo 2024
Aggiornato 03:30
Coronavirus

Crisanti: «Per avere un vaccino servono 5 anni»

L'ordinario di microbiologia all'Università di Padova: «Se il vaccino non è efficacia o ha effetti collaterali sarà un'arma formidabile per i no-vax». Brusaferro: «Non ancora possibili eventi con spettatori»

Laboratorio di analisi
Laboratorio di analisi Foto: Filippo Venezia ANSA

«In genere per fare un vaccino ci vogliono circa 5 anni. Il caso Ebola è un'eccezione perché è stato fatto in tre anni e mezzo». Lo ha detto Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all'Università di Padova, intervenuto alla Festa de Il Fatto Quotidiano.

«Chi ci dice che tra pochi mesi il vaccino contro il Covid è pronto sta cercando di accorciare i tempi, ma bisogna conoscere che rischi comporta. Se il vaccino non è efficacia o ha effetti collaterali sarà un'arma formidabile per i no-vax», ha aggiunto.

«Quante dosi di vaccino antinfluenzale sono state ordinate?»

«La vera domanda da porsi è: 'le Regioni quante dosi di vaccini hanno ordinato?'. In genere i vaccini contro l'influenza si ordinano ad aprile, ma siamo oggi in grado di poter rispondere alla richiesta di vaccinazione contro l'influenza stagionale che arriverà nelle prossime settimane?», chiede ancora Crisanti sottolineando che «più gente è vaccinata contro l'influenza meno risorse anti Covid saranno dirottate inutilmente».

«Zaia? Pragmatico, ma dimentica facilmente»

«Penso che il merito del governatore del Veneto Zaia sia di essere una persona pratica, pragmatica. Ha una grande flessibilità e una capacità di cambiare rapidamente idea, che non è facile. Ma come tutti i politici, quando hanno capito quello che gli è stato spiegato, dopo un po' si scordano chi glielo ha spiegato e pensano che hanno fatto tutto loro». Così Andrea Crisanti ha parlato del presidente della Regione Veneto.

«Giustamente, con le elezioni, il problema era quello di incassare il dividendo politico di questo grande successo», ha aggiunto.

Brusaferro: «Non avere paura, ma seguire le regole»

«I dati di questi giorni sono dovuti ai comportamenti di agosto. Però rispetto ad altri Paesi europei, il numero di casi è ancora più contenuto. Se vogliamo che non salgano e che la curva abbia un aggiustamento positivo dobbiamo inserire stabilmente nella nostra vita quotidiana le oramai note regole dell'igiene delle mani, personale e degli ambienti, del distanziamento interpersonale e dell'uso delle mascherine. Non paura, servono invece attenzione, consapevolezza e saper convivere con questo virus». Lo afferma al Corriere della sera Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità.

Sulla riapertura della scuola dice «E' un passo fondamentale ed è altrettanto fondamentale tenerla aperta nel corso dell'anno. Altri Paesi europei hanno già riavviato l'attività didattica. Ci sono stati casi e focolai all'interno degli istituti ma gestiti con provvedimenti restrittivi. Emergenze temporanee poi rientrate. In Italia si possono ipotizzare misure di quarantena o provvedimenti restrittivi da definire a partire dalle situazioni locali. Ci sono tutte le premesse per affrontare con fiducia le riaperture, ciò non significa che non ci saranno casi e sospensioni ma senza il bisogno di bloccare il sistema».

«Non ancora possibili eventi con spettatori»

«I raduni di massa sono considerati al mondo come il massimo livello di rischio che non è legato solo all'evento. Ci sono una serie di problemi nel gestire l'ingresso e l'uscita delle persone. Il Cts ritiene che allo stato attuale non ci siano le premesse per eventi con spettatori e la preoccupazione è anche quella di non sovraccaricare il sistema di altri fattori di rischio». Lo dice al Corriere della sera Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto Superiore di Sanità.