La Corte europea chiude il caso Berlusconi (proprio come voleva Silvio)
Archiviato il ricorso contro l'incandidabilità del leader di Forza Italia, come avevano chiesto i suoi legali. Nel frattempo, infatti, l'ex premier è stato riabilitato

STRASBURGO – La Corte europea dei diritti dell'uomo ha deciso, con una sentenza emessa a maggioranza a Strasburgo, di cancellare dal ruolo il ricorso del leader di Forza Italia ed ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, contro il decreto del 2012 che ne aveva determinato l'incandidabilità alle elezioni e che aveva portato successivamente alla sua decadenza da senatore. La Corte ha preso la sua decisione in considerazione della richiesta dello stesso Berlusconi, nell'agosto scorso, di ritirare il ricorso, dopo la sua riabilitazione intervenuta l'11 maggio 2018. La Corte ha deciso, inoltre, che non esistono circostanze speciali, riguardanti il rispetto della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che giustifichino una continuazione dell'esame del caso.
Un ricorso che non interessava più
Si chiude così la vicenda del ricorso presentato dal presidente forzista contro la decisione dei giudici italiani che lo aveva costretto a lasciare il Senato a seguito di una condanna definitiva per frode fiscale, che aveva determinato la sua incandidabilità in base alla legge Severino. Di fatto, la Corte di Strasburgo ha accolto la richiesta presentata dagli avvocati di Berlusconi, secondo cui l'ex Cavaliere non aveva più interesse ad un pronunciamento perché «non avrebbe prodotto alcun effetto positivo». E si è limitata a prendere atto della rinuncia di Berlusconi ad andare avanti col ricorso, dopo che è stato riabilitato ed è tornato candidabile per aver scontato la pena: il leader di Forza Italia, infatti, aveva effettivamente ritirato il suo ricorso. La Corte, insomma, ha deciso di non emettere comunque una sentenza, per ragioni di giurisprudenza, e dunque di non stabilire se vi sia stata o meno una violazione in Italia della Convenzione europea dei diritti dell'uomo in relazione alla vicenda Berlusconi.
Oggi è comunque candidabile
In ogni caso, anche un'eventuale sentenza dei giudici europei, che avrebbe potuto determinare se l'Italia avesse violato i diritti di Berlusconi, facendolo decadere dal suo seggio di senatore e impedendogli di presentarsi alle successive elezioni, non avrebbe avuto alcun effetto politico. L'11 maggio scorso, infatti, il tribunale di sorveglianza di Milano ha garantito la riabilitazione giudiziaria all'ex premier (come richiesto dai suoi legali Franco Coppi e Niccolò Ghedini, essendo trascorsi i tre anni previsti dalla legge), avendogli riconosciuto «prove effettive e costanti di buona condotta» e che la sua pena «è stata interamente espiata con superamento positivo dell’affidamento in prova alla Sacra Famiglia». Così, oggi Silvio Berlusconi può nuovamente candidarsi. In teoria, già dalle prossime consultazioni europee.
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