28 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Centrodestra

Forza Italia alla ricerca di un Berlusconi

L’impossibilità di poter mettere il nome del leader sulle schede elettorali è vissuto come un dramma nel partito. E ora salgono le quotazioni di Barbara

Vale la pena di fare una riflessione su quanto vale un marchio di fabbrica. Cioè quanto può contare una griffe.

Per esempio a Forza Italia sono disperati perché nelle schede elettorali, dopo l’ineleggibilità di Berlusconi decretata dalla Cassazione, non possono mettere più il nome del loro leader. Insomma tu puoi essere un grande partito da sette otto milioni di voti, ma se dal tuo simbolo ti costringono a togliere il marchio di fabbrica sono dolori.

Il danno previsto è così serio che il Cavaliere, ossia l’ex cavaliere perché si è autosospeso dal titolo, sta pensando di far candidare uno dei suoi figli, così da fare resuscitare il nome Berlusconi dalla schede elettorali.

Quasi non ci si crede che funzioni così: uno è sostenitore di Forza Italia, quindi sa benissimo che dietro c’è Silvio Berlusconi, che lui se l’è inventata, che ne è l’anima, il trascinatore, eppure se non vede scritto chiaro il nome sulla scheda che fa? vota un altro?

Ora si capisce perché gli eredi della Democrazia cristiana per anni si sono litigati l’utilizzo dello scudo crociato. Il simbolo insomma finisce quasi per essere più determinante più dei contenuti, delle azioni compiute, delle promesse mantenute.

Passando dalla politica ai fascino della griffe sui prodotti basta pensare alla caccia che gli investitori stranieri danno ai marchi più famosi del made in Italy. L’emiro del Qatar ha speso un botto pur di accaparrarsi la famosa V chiusa in un cerchio di Valentino. Ora tutti sanno che a disegnare quegli abiti non c’è più il celebre Valentino Garavani, ma non fa niente, la griffe mantiene lo stesso il suo richiamo nel mondo.

I napoletani questa storia della griffe che resiste ai fondatori originari la sintetizzano con il loro detto: «fatte ‘u nome e fottetenne».

E’ un guaio anche quando c'è chi il marchio di fabbrica lo vuole togliere di mezzo. Pensate all’americana Miley Cyrus. Per anni è stata la bambina prodigio più amata dalle sue coetanee nei panni di Anna Montana. Ora che non è più una ragazzina, Miley Cyrus vuole farsi strada cancellando il ricordo della stucchevole e virtuosa Anna Montana. E che fa? Si spoglia in continuazione. Praticamente sono mesi che vive e appare seminuda, mima amplessi. Appena vede un microfono gli si attacca addosso come fosse quella parte del corpo maschile che molti pensano di avercelo solo loro. Ma non c’è niente da fare: le sue fans, che intanto sono cresciute insieme a lei, appena la vedono si mettono a gridare e ad invocarla con il nome di sempre: Anna Montana. Tutt’al più aggiungono: «ma che bella mignotta sei diventata».

Ora lo capite che dramma può essere non avere più un marchio di fabbrica sulla scheda elettorale? E con quale criterio vota la gente?