19 aprile 2024
Aggiornato 22:30
Immigrazione

Immigrazione, il «decreto Salvini» approda in Cdm: De Falco (M5s) e la Cei non ci stanno

Dopo il rinvio della scorsa settimana è finalmente arrivato in Consiglio dei ministri il decreto su sicurezza e immigrazione

Il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini
Il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini Foto: Luca Zennaro ANSA

ROMA - Dopo il rinvio della scorsa settimana è finalmente arrivato in Consiglio dei ministri il decreto su sicurezza e immigrazione, il «decreto Salvini» come l'hanno già ribattezzato. Nonostante i dubbi di costituzionalità espressi dal presidente della Repubblica, il ministro dell’Interno ha ribadito che «non c’è nessun problema, se c’è una critica positiva io cambio, aggiungo, arricchisco». Ma la discussione all’interno del governo resta aperta: il vicepremier Luigi Di Maio intervistato da Il Fatto Quotidiano ha sottolineato che nello schema di legge «ci sono alcuni punti che non sono nel contratto di governo, li discuteremo in Parlamento».

Le critiche
Dubbi sono stati espressi sia riguardo all'uso del decreto legge, giustificato solitamente solo in caso di necessità e urgenza, sia riguardo al testo: a dare fastidio è soprattutto la parte relativa allo stop ai permessi di soggiorno per motivi umanitari, che dovrebbero essere sostituiti con permessi per meriti civili o cure mediche. Ci sono poi la revisione del modello Sprar, il sistema dell’accoglienza diffusa gestito dai Comuni, il raddoppio dei tempi, da 2 a 4 anni, della concessione della cittadinanza per matrimonio e per residenza e il raddoppio da 3 a 6 mesi dei tempi di trattenimento nei centri per i rimpatri, l’aumento dei reati per cui si revoca lo status di rifugiato (si va dalla violenza sessuale alla rapina, dalla violenza a pubblico ufficiale al traffico di droga) e infine i progetti di integrazione sociali riservati a titolari di protezione e minori non accompagnati. Insomma, c'è da capire se questa revisione dei diritti concessi ai migranti contrasti o meno con le tutele previste dalla Costituzione, aspetto che la Corte Costituzionale ha più volte rimarcato.

Da Galantino ai 5s, cosa divide
Il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, aveva messo in guardia rispetto al fatto che «sembra strano che si parli di immigrati all’interno del decreto sicurezza»: «Inserirlo lì dentro significa giudicare già l’immigrato per una sua condizione, per il suo essere immigrato e non per i comportamenti che può avere. È un brutto segnale sul piano culturale, perché si tratta di un tema sociale che va affrontato nel rispetto della legalità ma non possiamo considerare la condizione degli immigrati come una condizione di delinquenza». A Galantino ha risposto il ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio: «Penso che il provvedimento verrà portato a casa senza problemi, lo spero e la Cei pensi alle anime, che forse è meglio». A chi gli chiede quali siano i punti innovativi contenuti nel testo, Centinaio dice: «Finalmente facciamo quello che abbiamo promesso in campagna elettorale. Noi siamo i primi che fanno qualcosa che hanno promesso in campagna elettorale».

De Falco: «L’associazione migranti-sicurezza è suggestiva»
Anche il senatore M5s Gregorio De Falco, in un’intervista al Corriere della Sera, ha detto di essere «molto perplesso» riguardo alla protezione umanitaria: «Si tratta di un diritto universale. L’associazione migranti-sicurezza è suggestiva». Monsignor Galantino non apprezza che ci sia un unico decreto, che associa i migranti con la sicurezza. «Ha ragione - dice De Falco -. L'associazione è suggestiva, ma la sicurezza è una questione che investe il tessuto sociale italiano. Io penserei, per esempio, a incrementare l'attenzione delle forze dell'ordine per le 'stese' di Napoli. La questione della sicurezza non nasce con l'immigrazione. Semmai trova alimento dall'irregolarità». Secondo l'ex comandante «dobbiamo, oltre che salvare la gente in mare, riaprire i canali di accesso, corridoi umanitari per ridurre la pressione. È inutile costruire dighe. Se la pentola è troppo sotto pressione, prima o poi esploderà».

«Il Movimento non va in questa direzione»
«Il Movimento non va in questa direzione - spiega l'esponente M5S a proposito della volontà del governo di fermare l'immigrazione -. Molti esponenti sostengono che si debba ridurre la pressione alle frontiere dell'Europa. L'immigrazione è un fatto importante anche per l'economia. Utili è una brutta parola, ma è così. Naturalmente sono d'accordo anche con chi dice che servono aiuti alla natalità. Ma il fenomeno non è di breve momento: non si esaurirà». Inoltre «chiudere i porti è un'antinomia. I porti sono porte d'ingresso: non ha senso chiuderle. Serve la massima apertura alle persone, integrandole, e alle cose. Con il raddoppio del canale di Suez in Italia abbiamo avuto un aumento solo del 10 per cento dei traffici».
«Tutti noi dovremmo farci carico di questa tragedia. Non c'è un obbligo giuridico, ma c'è una grande responsabilità morale». E quanto al decreto Salvini, De Falco conclude: «Bisognerà leggerlo con attenzione. Da quello che ho sentito mi lascia molto perplesso l'ipotesi di eliminare la protezione umanitaria. Bisogna ponderare bene questa misura, perché si tratta di ius gentium, di un diritto universale. Ma ci sono anche aspetti positivi. Sono d'accordo nell'aumentare il numero dei reati che portano a considerare indesiderabile un immigrato. Mi sembra ragionevole». In ogni caso «se ci sono aspetti che urtano la nostra sensibilità, il Parlamento lo cambierà».