Blitz antidroga a scuola, gli studenti (di sinistra) protestano contro Salvini
Con l'inizio dell'anno scolastico è entrato in vigore il piano 'Scuole sicure'. Ma i cani antidroga all'uscita di scuola non piacciono agli studenti
CATANIA - Su Facebook parlano di «barbarie ingiustificate». I gruppi di studenti di sinistra attaccano frontalmente Matteo Salvini. La 'colpa' del ministro dell'Interno, secondo - per fare un esempio - il collettivo Liberi Pensieri Studenteschi - è quella di aver dato il via, con l'inizio dell'anno scolastico, all'ormai famoso piano «Scuole sicure». Nel mirino, in particolare, il blitz avvenuto all'istituto Duca degli Abruzzi dove c'è stata una perquisizione all'uscita della scuola per tutti gli studenti e dove, alla fine dell'operazione, le forze dell'ordine hanno multato e punito con sanzioni disciplinari alcuni studenti che, denunciano, «fumavano sigarette nel cortile».
La rabbia degli studenti (di sinistra)
«Troviamo assurda questa militarizzazione esuberante delle scuole e condanniamo vivamente l'entrata dell'arma nelle nostre scuole» denunciano gl studenti. «Vorremmo dire al caro ministro come il problema dello spaccio non siano gli adolescenti che si fumano una canna, bensì siano le piazze di spaccio e la mafia. Inoltre è impressionante come, per educare al fumo, si facciano blitz nelle scuole e provvedimenti disciplinari a volontà, senza risolvere concretamente niente all'interno della scuola se non per quanto riguarda l'aumentare della paura a causa di questo terrorismo psicologico e di questa repressione coatta».
Le domande degli studenti a Salvini
Sempre su Facebook, ecco un elenco di domande (polemiche) rivolte al ministro dell'Interno: «Perché la polizia, che dovrebbe impegnarsi a combattere veramente la mafia, la criminalità organizzata, gli appalti e le affiliazioni, preferiscono invece sostituire gli insegnanti tenendo sotto controllo le scuole e andando a caccia di sigarette?». Alla fine, il comunicato è 'firmato' con due, ormai immancabili, hastagh: #NoControl e #MaiConSalvini, segno di come questa sia (soprattutto) una battaglia prettamente politica contro un ministro che ha, più volte, espresso la sua fisolosofia della «tolleranza zero» contro qualsiasi tipo di droga, pesante o leggera che sia. Soprattutto quando si tratta di giovanissimi.
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