Volano gli stracci nel Partito democratico: i renziani contro tutti
Orfini lancia l'idea: «Sciogliamo e rifondiamo il Pd». Ma per Zingaretti è solo una scusa per rimandare il congresso, perché la corrente di Renzi non ha un candidato
ROMA – «Stracciamo lo statuto del Pd, sciogliamolo e rifondiamolo. Non serve cambiare nome». L'ultima, e più radicale, proposta sul futuro del Partito democratico arriva direttamente dal presidente, Matteo Orfini. Che, intervenendo alla sesta festa di Left Wing che si sta svolgendo alla Città dell'altra economia di Roma, parla apertamente di andare oltre l'attuale schieramento. «Mettiamo insieme – ha aggiunto – un pezzo di Paese che non condivide le politiche di questo governo: dobbiamo costruire una risposta dopo la sconfitta che sia all'altezza della sfida. Il partito com'è oggi non funziona. Mi rivolgo a tutti, basta questa distinzione con la società civile, decidiamo insieme la linea politica e la leadership». Un'idea dietro la quale si nasconde però un obiettivo occulto: rinviare il congresso, previsto in primavera, a dopo le elezioni europee. Un secondo fine che unisce tutti i renziani, ancora alla disperata ricerca di un loro candidato segretario. E che viene invece respinto al mittente da chi candidato già lo è, come Nicola Zingaretti: «Si è detto che si farà prima delle Europee e sarà prima delle Europee. La cosa importante è cominciare a parlare con gli italiani di nuovo, per dire che si può cambiare, che c'è una speranza da ricostruire, che abbiamo capito che le sconfitte vanno prese sul serio, e cambiare», ha detto il presidente della Regione Lazio su Sky Tg24. La candidatura di Graziano Delrio alla guida del partito, ha osservato, si inserisce in «un dibattito legittimo. Bisogna fare opposizione, ma soprattutto ricostruire un'alternativa che oggi ancora non c'è», ha aggiunto.
Nemici come prima
Zingaretti dichiara di voler rinnovare il volto del Pd, passare la mano ai giovani, e anche farlo in fretta: «Per me una nuova generazione deve essere protagonista della politica anche per spazzare via tutto il retaggio di un correntismo esasperato, di tanto notabilato che c'è e che in parte è stato il problema del Pd. Cambiare – ha scritto su Facebook – significa una nuova agenda sociale, una nuova agenda politica ma anche la costruzione di una nuova rete che unisca e cambi quello che siamo in Italia e nel Paese. Per questo è molto importante il congresso del Pd: non tanto solo per decidere chi farà il segretario ma per aprire un grande processo di rigenerazione di quello che è il centrosinistra, che tutto deve cambiare. È evidente che i risultati elettorali hanno detto 'cambiate, così non andate bene', e noi dobbiamo fare questo: cambiare e chiamare al protagonismo che può dare una mano», ha concluso il governatore del Lazio. Una posizione sulla quale, però, lo stesso Orfini non ha mancato di chiosare con tono pungente, alzando ancora il livello dello scontro interno al partito: «Le parole di Nicola Zingaretti sui notabili del Pd sono apprezzabili. Però nella sua regione ha candidato Bruno Astorre, che come campione anti notabilato non mi sembra credibilissimo».
Congresso subito
Tutti contro tutti, insomma. Il centrosinistra torna alle solite abitudini, alle sue vecchie rivalità intestine, in attesa di un congresso che suona sempre più come una resa dei conti. E che si deve tenere nei prossimi mesi, senza scuse, come ribadisce anche Francesco Boccia: «Ci sono solo macerie. Che piaccia o no questa è la condizione in cui siamo nel Pd e nel centrosinistra. Chi prova a negarlo o è in malafede o pensa ancora di salvarsi facendo il figurante. Ma questa fase non ammette né i figuranti né gli ignavi. Serve andare oltre il renzismo. Abbiamo bisogno di una discussione forte e netta nei circoli e nelle piazze. E poi potremo riprenderci i nostri elettori che hanno ancora tanta voglia di votare un grande partito riformista. Ben vengano – ha aggiunto il deputato Pd dal palco di Lectorinfabula, in corso a Conversano in provincia di Bari – più candidati e soprattutto nuovi iscritti. Ma niente scherzi o rinvii sul congresso: va fatto immediatamente. Lo dico da tempo e fa bene Zingaretti a ribadirlo. Purtroppo il Pd non si è fatto capire nelle periferie, sulle questioni sociali e, in generale, dalle fasce più in difficoltà del popolo. Il risultato finale è sotto gli occhi di tutti. Il congresso va chiuso assolutamente prima delle Europee e serve a rimettersi in cammino tutti insieme».
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