17 agosto 2025
Aggiornato 13:30
Partito Democratico

Renzi deride le politiche Di Maio: «A quando l'obbligo dell'ora di siesta?»

L'ex premier a margine di un incontro a porte chiuse dal titolo «The future of Europe» attacca il capo politico del M5s. Poi lo scontro si sposta sui social

Matteo Renzi ospite della trasmissione di Rai1 «Che tempo che fa»
Matteo Renzi ospite della trasmissione di Rai1 «Che tempo che fa» Foto: Matteo Bazzi ANSA

MILANO - Era da un po' che non attaccava frontalmente Luigi Di Maio. Matteo Renzi ha scelto una location particolare per tornare a scagliarsi contro il capo politico del Movimento 5 stelle: i taccuini dei cronisti che lo hanno bloccato a margine di un incontro a porte chiuse dal titolo «The future of Europe» organizzato da Algebris Investments di Davide Serra, imprenditore italiano naturalizzato britannico e principale finanziatore di tutte le campagne elettorali del 'rottamatore'. «Mi aspetto da un momento all'altro che dopo il decreto dignità e dopo il reddito di cittadinanza, Di Maio lanci l'obbligo dell'ora di siesta: che tutti devono dormire almeno un'ora il pomeriggio altrimenti scattano le sanzioni»

Nel mirino «l'imprinting culturale» del M5s
A chi gli ha chiesto se il governo, dopo le sortite rassicuranti riguardo il temuto sforamento del deficit, sia destinato a governare 5 anni, l'ex premier ha replicato: «Questo non lo sa nessuno, è molto difficile da capire oggi. Il punto centrale di quello che ho detto anche qui oggi. La mia opinione è che il problema principale, prima ancora dei numeri e dello sforamento del deficit sia l'imprinting culturale in particolare modo dei Cinque stelle». Ad esempio, ha proseguito Renzi, «quando metti in fila reddito di cittadinanza, che vuol dire sussidio per non lavorare; il decreto dignità, che vuol dire ottantamila posti di lavoro in meno; le chiusure dei negozi la domenica. Quando metti insieme queste cose dimostri che il problema non è tanto o solo lo sforamento dello 0,1 di deficit o quello che sarà, ma è l'aspetto culturale».

Scontro anche sui social
E se la convention di Davide Serra è stata la location perfetta per ironizzare sui provvedimenti del governo Lega-M5s invisi soprattutto agli imprenditori, sui social Renzi ha voluto rispondere per filo e per segno alle critiche che gli ha mosso, nelle ultime ore, Luigi Di Maio. «Sulla chiusura domenicale dei negozi, che porterà al licenziamento di migliaia di ragazzi, Luigi Di Maio attacca me. Come sempre attacca solo me, chissà perché. Dice che io non faccio bene il mio lavoro da Parlamentare di opposizione perché mi occupo di altro. Che non sono mai in Parlamento, insomma. Basta bugie, bisogna rispondere colpo su colpo. Prendete le classifiche di presenza in Aula, senza tener conto delle missioni e delle assenze. Quando Di Maio è stato all'opposizione ha partecipato a circa il 30% dei voti. Io invece ho partecipato a circa l'80% dei voti. Dunque possiamo ufficialmente sostenere che Di Maio non è solo un bugiardo: è un cialtrone. E che le sue scelte produrranno licenziamenti e disoccupazione».

E nei commenti ricorda «quando avevo 20 anni...»
Poi lo scontro si sposta nel 'merito' della misura sulle chiusure domenicali: «Obbligare tutti alla chiusura domenicale, come vuole Di Maio, significa semplicemente far licenziare tanti ragazzi. Fateci caso: come per il decreto dignità, Di Maio tira fuori queste idee quando è in crisi di visibilità. Gli serve tenere l'attenzione su di lui, altrimenti fagocitato da Salvini. Ma per inseguire i post di Salvini, Di Maio DISTRUGGE posti di lavoro. Sostenere che le famiglie si separino perché si lavora anche di domenica significa vivere su Marte. Di Maio si conferma il ministro della disoccupazione: se questo provvedimento sarà approvato, tanti ragazzi perderanno il posto di lavoro. Tanto fanno il reddito di cittadinanza, no?». Ma nei commenti le risposte sono tutt'altro che favorevoli all'ex premier. E a chi gli ha chiesto «Hai mai lavorato un solo giorno in vita tua? Probabilmente no, altrimenti capiresti il valore della domenica in famiglia. Gli acquisti si possono fare tranquillamente durante il resto della settimana» ha risposto così: «Ho 43 anni e lavoro di domenica da quando a 20 anni distribuivo giornali per pagarmi l'università. Penso che il futuro dell'Italia non stia nell'attesa di un sussidio dello Stato, ma nel lavoro. Se però la domenica vuoi bloccare tutto, allora sii coerente: niente treno, niente stadio, niente bar, niente cinema».