26 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Politica

Resta in sospeso la decisione sul sequestro dei 49 milioni alla Lega

I giudici si sono riservati il verdetto, inizialmente atteso per oggi. Nel mirino finiscono le associazioni satellite, ma i legali: «I soldi sono donazioni dei cittadini»

Il leader della Lega, Matteo Salvini, ministro dell'Interno e vicepremier
Il leader della Lega, Matteo Salvini, ministro dell'Interno e vicepremier Foto: ANSA/DANIEL DAL ZENNARO ANSA

ROMA – Si prolunga ancora l'attesa della Lega per conoscere il suo destino, almeno quello finanziario. Il verdetto del tribunale del riesame di Genova, in programma per oggi, è stato infatti rimandato. I giudici si sono riservati la decisione sul sequestro degli ormai famosi 49 milioni, a seguito della condanna per truffa sui rimborsi elettorali dell'ex segretario Umberto Bossi, dell'ex tesoriere Francesco Belsito e di tre ex revisori contabili. Una sentenza che, da un lato, potrebbe accelerare la trasformazione politica del Carroccio: con i conti in banca congelati, infatti, Matteo Salvini si troverebbe inevitabilmente costretto a vestire di un nuovo nome e di un nuovo logo la sua formazione. Dall'altro lato, però, anche questa soluzione potrebbe non mettere al riparo i leghisti dalla longa manus della giustizia. Quella sulla quale i magistrati si pronunceranno, infatti, è la «confisca diretta del relativo importo, ovunque e presso chiunque custodito e quindi anche di quello pervenuto sui conti e/o depositi in data successiva all'esecuzione del provvedimento genetico».

Le casse delle associazioni
Le parole chiave sono proprio «ovunque e presso chiunque custoditi», dunque anche fuori dal partito, ma nelle associazioni satellite ad esso legate. La Repubblica rivela che nel mirino ci sarebbero alcune onlus vicine a Matteo Salvini, in particolare l'associazione Più Voci, costituita nel 2015 da Giulio Centemero, attuale tesoriere della Lega oltre che amministratore unico di Mc Srl e di Radio Padania, insieme ad Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. Proprio la Più Voci, secondo quanto ricostruisce l'Espresso, avrebbe donato 265 mila euro a Radio Padania e 30 mila a Mc Srl, la società che controlla il giornale online Il Populista. In quelle casse, insomma, si troverebbero quei soldi che la magistratura potrebbe aggredire: il procuratore aggiunto Francesco Pinto ha aperto un apposito fascicolo già a gennaio, ipotizzando che lì sia stata messa al sicuro parte del denaro.

Offerte dei militanti
I legali del partito, guidati dall'avvocato Giovanni Ponti, sono però convinti di poter dimostrare che i soldi a disposizione oggi non sono frutto del vecchio finanziamento pubblico, ma delle donazioni di liberi cittadini al nuovo corso del partito. «Abbiamo depositato una consulenza tecnica con la quale viene dimostrato che i soldi che la Lega ha in cassa in questo momento sono tutti contributi degli eletti, donazioni degli elettori e del due per mille della dichiarazione dei redditi – ha riferito Ponti uscendo dal palazzo di giustizia – Quindi sono somme non solo lecite, ma che hanno anche una finalità costituzionale perché consentono al partito di svolgere la propria attività e perseguire le finalità democratiche del Paese. Dire che sono profitto del reato è un non senso giuridico, dopodiché ci rimettiamo alla decisione del tribunale».