19 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Centrosinistra

«Alleanza repubblicana per superare i partiti»: cosa c'è nel 'manifesto' di Calenda

L'ex ministro dello Sviluppo economico rilancia la sua proposta. E la spiega nel dettaglio. Uno dei '5 punti': la guerra all'analfabetismo funzionale

Carlo Calenda ospite della trasmissione Otto e mezzo su La7
Carlo Calenda ospite della trasmissione Otto e mezzo su La7 Foto: ANSA/MASSIMO PERCOSSI ANSA

ROMA - «L'Italia è la prima grande democrazia occidentale a cadere sotto un governo che è un incrocio tra sovranismo e fuga dalla realtà». Parte dall'analisi dell'esecutivo Lega-M5s Carlo Calenda che, sul Foglio, mette nero su bianco quello che è - di fatto - il 'manifesto' della sua idea di Alleanza Repubblicana. Per l'ex ministro  dello Sviluppo economico nei governi Renzi e Gentiloni, tutt'ora iscritto al Pd, «occorre riorganizzare il campo dei progressisti per far fronte a questa minaccia mortale. Per farlo è necessario definire un manifesto di valori e di proposte e rafforzare la rappresentanza di parti della società che non possono essere riassunti in una singola base di classe. Serve un'alleanza repubblicana che vada oltre gli attuali partiti e aggreghi i mondi della rappresentanza economica, sociale, della cultura, del terzo settore, delle professioni, dell'impegno civile». 

Come mobilitare i cittadini 'progressisti' in 5 punti
Per Calenda la prima cosa necessaria in questa fase storica è «offrire uno strumento di mobilitazione ai cittadini che non sia solo una somma di partiti malandati e che abbia un programma che non si esaurisca, nel pur fondamentale obiettivo di salvare la Repubblica dal 'sovranismo anarcoide' di Lega e M5s». Calenda illustra quindi «cinque idee possibili», cinque «priorità» del suo programma. La prima: «Tenere in sicurezza l'Italia. Sotto il profilo economico e finanziario: occorre chiarire una volta per tutte che ogni riferimento all'uscita dell'Italia dall'euro ci avvicina al default. Sotto il profilo della gestione dei flussi migratori proseguire il 'piano Minniti' per fermare gli sbarchi. Creare canali di ingresso regolari e selettivi. Ribadire con forza la nostra appartenenza all'Occidente, all'alleanza atlantica e al gruppo dei paesi fondatori dell'Ue, come garanzia di stabilità, sicurezza e progresso».

Proteggere gli sconfitti e investire nelle trasformazioni
Seconda priorità per Calenda «proteggere gli sconfitti. Rafforzando gli strumenti come il reddito di inclusione, nuovi ammortizzatori sociali, le politiche attive e l'apparato di gestione delle crisi aziendali in particolare quanto causate dalla concorrenza sleale di paesi che usano fondi europei e i vantaggi derivanti da un diverso grado di sviluppo per sottrarci posti di lavoro. Approvare il salario minimo per chi non è protetto da contratti nazionali o aziendali. Allargare ad altri settori fragili il modello del protocollo sui call-center per responsabilizzare le aziende e impegnarle su salari e il no a delocalizzazioni». Quindi, spiega ancora Calenda, «investire nelle trasformazioni: rivedere il codice degli appalti per velocizzare le procedure di gara. Mantenere l'impegno sulla legge annuale per la concorrenza. Prevedere un meccanismo automatico di destinazione dei proventi della lotta all'evasione fiscale alla diminuzione delle tasse, partendo da quelle sul lavoro».

Promuovere l'interesse nazionale nel mondo e «conoscere»
Quarto punto: «Promuovere l'interesse nazionale in UE e nel mondo. Sostenere la conclusione di accordi di libero scambio per aprire nuovi mercati al nostro export, ma mantenere una posizione intransigente sul dumping rafforzando clausole sociali e ambientali nei trattati». Infine «conoscere». Calenda propone un «piano shock contro analfabetismo funzionale. Partendo dalla definizione di aree di crisi sociale complessa dove un'intera generazione rischia l'esclusione sociale. Estensione del tempo pieno a tutte le scuole. Programmi di avvio alla lettura, lingue, educazione civica, sport per bambini e ragazzi. Utilizzo del patrimonio culturale per introdurre i bambini e i ragazzi all'idea, non solo estetica, di bellezza e cultura». Perché «è nostra ferma convinzione che una liberal democrazia non può convivere con l'attuale livello di cultura e conoscenza. L'idea di libertà come progetto collettivo deve essere posta nuovamente al centro del progetto di rifondazione dei progressisti».