19 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Politica

Ora per il Pd il conflitto d'interessi è un problema: ecco la legge 'anti Casaleggio'

I democratici pronti a ripresentare la legge che da due anni è impantanata al Senato. Stavolta, però, con l'alleato che non ti aspetti: Mediaset

ROMA - Non l'hanno fatta per Berlusconi e Mediaset, nonostante gli anni di governo dell’Ulivo prima e di Renzi poi, ma ora che alla voce 'conflitto di interessi' c'è la Casaleggio e Associati, proprietaria della piattaforma Rousseau, cuore pulsante del Movimento 5 stelle, per ciò che resta del centrosinistra è arrivato il momento di mettere mano alla legislazione per normare la questione. Da qui il ddl che riprende il testo approvato nell'ultima legislatura che, come spesso accade, si è fermato nelle sabbie mobili del Senato. Era il febbraio 2016 quando con 218 voti favorevoli, 94 no, 8 astenuti il ddl passò alla Camera con il relatore, Francesco Sanna (Pd) che citò addirittura il famoso discorso di Beniamino Andreatta che, era il lontanissimo 1994, attaccò frontalmente Silvio Berlusoni: «Lei chiede per sé gli stessi diritti del cittadino comune. Ma lei non è un cittadino comune. E neanche un imprenditore comune. E' il proprietario della più grande concentrazione privata di mezzi di comunicazione che ci sia in Europa. La libertà che chiede per sé, noi la chiediamo per tutti». Ma ora che Berlusconi non siede neanche più nei banchi del Parlamento, l'obiettivo di questo ddl non può che essere uno: la Casaleggio Associati.

Cosa prevede la proposta di legge
Al centro della proposta approvata alla Camera oltre due anni fa, e che si poneva l'obiettivo di agrogare la Frattini, l'introduzione del conflitto di interessi preventivo riguardo ai titolari di cariche di governo nazionali e regionali, ai parlamentari e anche i componenti di tutte le autorità indipendenti (come la Banca d'Italia). In capo all'Anac il compito di vigilare su eventuali situazioni irregolari all'interno dell'Antitrust, l'autorità preposta al controllo sulla corretta applicazione delle nuove norme. Cuore della legge, l'alienazione dei beni, che scatta per partecipazioni di rilevanza nazionale in settori strategici, nell'editoria e nei servizi pubblici in concessione o autorizzati, con obblighi di dichiarazione che riguardano anche i coniugi e i parenti di secondo grado.

Ma il testo è da ampliare
Il problema, però, è 'il web': per questo il testo sarà ampliato con alcuni punti sul rapporto tra la piattaforma Rousseau, cuore politico dei 5Stelle, e la società di Casaleggio. I detrattori, ovviamente, vedono in questo intervento legislativo una sorta di 'vendetta' dopo lo scontro che si è consumato durante il voto di fiducia alla Camera, con il premier Conte che, parlando proprio del confltto di interessi, attaccò le opposizioni: «Vedete, anche i vostri interventi che sono volti a interrompere il mio discorso, dimostrano che ciascuno ha il suo conflitto o che pensa di avere il proprio conflitto…»». La risposta furono le urla «Casaleggio, Casaleggio», tanto dai banchi del Pd che da quelli di Forza Italia. Da qui la riproposizione del testo di due anni fa, con Fiano (Pd), primo firmatario nella passata legislatura, all'attacco: «Ecco la nostra risposta è un testo sul conflitto d’interessi. Noi siamo pronti, ci facciano vedere loro se lo sono».

L'alleato che non ti aspetti: Berlusconi
La legge avrà, almeno stando alle dichiarazioni di queste ore, un alleato inaspettato: Berlusconi. Non Silvio, ma Pier Silvio, amministratore delegato di Mediaset: «Ho sentito, come poche volte, parlare di conflitti d'interesse e non solo di uno, in modo non ideologico. Ben venga una legge se riguarda tutti i conflitti di interessi». Ora c'è da capire come verrà esteso l'articolo 6 che, testuale, recita: «Sussiste conflitto d’interesse in tutti i casi in cui il titolare di una carica di governo sia titolare di un interesse economico privato tale da condizionare l’esercizio delle funzioni pubbliche ad esso attribuite».