16 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Pd e dintorni

Il giovane dem che smonta il Pd: «Ecco perché abbiamo perso le elezioni, e dobbiamo chiedere scusa agli italiani»

Lui è Nicholas Ferrante, ha 21 anni, arriva dalla provincia di Avellino, e ha preso la prima tessera del Partito democratico a 17 anni

Nicholas Ferrante, a sinistra, a destra Maurizio Martina e Matteo Orfini.
Nicholas Ferrante, a sinistra, a destra Maurizio Martina e Matteo Orfini. Foto: ANSA

ROMA - Un ragazzo di 21 capace di un'analisi della sconfitta ben più lucida e onesta di quella di tutti i big del Partito Democratico messi insieme. Lui è Nicholas Ferrante, ha 21 anni, arriva dalla provincia di Avellino, e ha preso la prima tessera del Partito democratico a 17 anni. E, durante l'assemblea di Sinistra Dem - corrente Pd che fa capo a Gianni Cuperlo, strappa gli applausi della platea. Dicendo quello che, forse, avrebbe dovuto ammettere Matteo Renzi nel suo discorso di dimissioni, al posto che sciorinare i grandi successi dei suoi governi e puntare il dito su chiunque all'infuori di se stesso.

Perdere la dignità in cambio di una candidatura
«Nella provincia di Avellino, culla del ‘De Mitismo’ il Pd ha preso il 15% mentre il M5s il 42% e questi numeri già dicono tutto» dice Ferrante. «Nella mia federazione ho assistito a scene in cui aspiranti candidati hanno perso la dignità in cambio di una candidatura». Quindi, un durissimo affondo, che sa anche di analisi lucida della realtà: «In Irpinia il partito non esiste: il partito promosso dall’articolo 49 della Costituzione in cui i cittadini concorrono con metodo democratico non c’è, non esiste, ci sono i signori delle tessere – e spiega – se hai un capitale, un imprenditore che ti sostiene, puoi prendere in mano il partito. Credo che sulla forma-partito vada ripresa la proposta di Fabrizio Barca che è stata cestinata». «Io ho visto queste scene nei seggi: persone, dopo una vita a sinistra, hanno votato il M5s per liberarsi di un sistema marcio e clientelare. Nel mio collegio la logica del ‘Rosatellum’ truffaldino ha imposto la candidatura di Giuseppe De Mita, che non era ben visto dal nostro elettorato. De Mita è colui che è andato in televisione a offendere il partito democratico e i militanti in Irpinia hanno poi restituito la tessera».

Attacco alle politiche
Ferrante attacca anche le politiche dem, fermamente rivendicate dal partito, di questi anni di governo: «In Irpinia viviamo una situazione in cui un padre non paga le bollette per mandare il figlio all’università. E il figlio, poi, appena laureato deve accettare un lavoro gratuito, perché quello che conta oggi non è un lavoro retribuito o un diritto in più, ma aggiungere qualche riga al curriculum. Questo non è qualcosa di sinistra, ma è questo che noi in questi anni come Pd abbiamo avallato». E ancora: «Noi nel M5s troviamo la bandiera dell’onestà, della moralità, del rispetto dell’altro e la democrazia diretta: questi erano nostri temi ma siamo stati in grado di far prendere a loro tutto questo. Dobbiamo parlare di questione morale, democrazia dei beni comuni, acqua pubblica e rispettare la sovranità popolare sui referendum del 2011 – è una cosa di sinistra – e poi diritti e lavoro».

Il momento più difficile
Ferrante ricorda anche che cosa ha fatto la mattina del 5 marzo: «Sono andato in una scuola a parlare coi ragazzi su invito di una mia professoressa del liceo ed è venuto fuori un quadro terrificante: noi non parliamo più alle giovani generazioni. Non ho saputo rispondere a ragazzi di tre anni più piccoli di me, quando mi hanno chiesto: «Come posso partecipare alla vita del Pd?». Cosa dovevo rispondere? Di andare a prostrarsi davanti a un signore delle tessere? È stato il momento più difficile. Ho alzato le mani e ho detto: «Non ti so rispondere». Dobbiamo ripartire dal basso, scusandoci con gli elettori di centrosinistra che hanno votato il M5s: dobbiamo tornare a intercettarli e non dire che loro non ci hanno capito. Loro erano più avanti di noi e i risultati lo dimostrano» ha concluso.