19 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Governo Gentiloni

Orlando: «Non temo minacce dei fascisti, al momento buono scappano»

Il ministro della Giustizia intervistato a Circo Massimo su Radio Capital a proposito dei fatti di Macerata

ROMA - «Ho ricevuto messaggi minacciosi nei miei confronti e nei confronti della mia famiglia, ma io sono stato cresciuto da comandanti partigiani e mi hanno insegnato che i fascisti non vanno tenuti in considerazione perchè al momento buono scappano». Lo ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando (Pd) intervistato a Circo Massimo su Radio Capital a proposito dei fatti di Macerata e della sua visita di ieri.

A Macerata infangata bandiera dello Stato
«Sono stato a Macerata come ministro per difendere la nostra bandiera infangata dal gesto folle di un fascista. Ho portato la vicinanza delle istituzioni alle persone ferite da un gesto vile, razzista e xenofobo. Ragazzi colpiti per il colore della loro pelle. Ho telefonato ai familiari di Pamela che incontrerò nei prossimi giorni. Una famiglia lacerata dal dolore immenso della perdita di una figlia». Lo scrive su Facebook il ministro della Giustizia. «Ho voluto incontrare - aggiunge - anche i capi degli uffici giudiziari di Macerata per garantirgli tutto il sostegno del Ministero della giustizia. Chiedo a tutti di lasciare lavorare la magistratura con serenità per accertare i fatti e le responsabilità. Così come chiedo alla stampa di non perdere lo spirito di pietà nel raccontare la vicenda della giovane Pamela. È stata la stessa famiglia a chiedermelo e mi faccio portavoce di questa sacrosanta richiesta». «Nei giorni scorsi - prosegue Orlando - sono stati infangati la nostra bandiera e i nostri valori. In queste ore c'è chi ha solidarizzato con quel gesto vile e razzista. Vorrei che tutte le forze politiche respingessero questo clima. Ogni qual volta perdiamo lo spirito di umanità, dimentichiamo, come abbiamo fatto, che tutte le vittime di questa vicenda sono persone, esseri umani, e lasciamo guidare i nostri pensieri e le nostre azioni dal risentimento, dalla rabbia, dal rancore, apriamo il varco al riemergere di ideologie che abbiamo seppellito con la nostra Costituzione. Non possiamo permetterlo. Non dobbiamo minimizzare», conclude il ministro.