Dalla Sicilia a Palazzo Chigi, Minzolini al DiariodelWeb.it racconta chi potrebbe diventare premier
Il centrodestra ha vinto le elezioni regionali in Sicilia, ma molti nodi della coalizione restano irrisolti. Noi del Diariodelweb abbiamo raggiunto al telefono Augusto Minzolini per parlarne

ROMA – Il centrodestra ha vinto le elezioni regionali in Sicilia e Nello Musumeci è il nuovo governatore dell'Isola. Questa vittoria rinforza la posizione della coalizione formata da Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d'Italia sullo scacchiere della politica nazionale in vista della chiamata alle urne della prossima primavera. Ma se è vero che per Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni Palazzo Chigi sembra sempre più vicino, d'altra parte moltii nodi restano da sciogliere dentro e fuori la coalizione di centrodestra. Non ultimo quello della leadership. Noi del Diariodelweb ne abbiamo parlato al telefono con Augusto Minzolini, giornalista di lungo corso e senatore della Repubblica italiana tra i banchi di Forza Italia. Minzolini ci ha spiegato le criticità del sistema tripolare oggi vigente in Italia, ma ci ha anche svelato quale potrebbe essere il segreto per vincere le prossime elezioni.
Direttore, il centrodestra ha conquistato la guida della Regione Sicilia possiamo considerare questa vittoria un'anticipazione di quello che potrebbe accadere con le imminenti elezioni Politiche?
Sicuramente, stando anche a quanto evidenziano i sondaggi, c'è la possibilità che il centrodestra vinca. Ma ancora non è detta l'ultima parola. Dovendo dare una risposta seria, posso dire che il centrodestra è l'unico schieramento che può vincere; ma può anche darsi che non vinca nessuno con questa legge elettorale.
Mi sembra di capire che lei non sia molto entusiasta del Rosatellum. Non Le piace questa legge elettorale?
Non mi convince molto. Questa è una legge nata per penalizzare i grillini, ma in realtà non è così perché anche la Sicilia ha dimostrato che anche il Movimento 5 stelle avrà la sua parte di collegi uninominali. Perciò il fondamento su cui è stata pensata la nuova legge elettorale secondo me è discutibile. Inoltre, il metodo con cui è stata approvata – con tutta una serie di fiducie, mentre avrebbe dovuto essere condivisa da tutti – ha permesso al Movimento 5 stelle – che non aveva in realtà molto da dire - di costruire la sua campagna elettorale sulla questione democratica.
Potremmo dire allora che il Rosatellum potrebbe trasformarsi addirittura in un boomerang per il Governo?
Sicuramente i calcoli che al principio erano stati fatti in realtà si stanno rivelando sbagliati. Vale tuttavia la pena aggiungere che alle prossime elezioni conterà sì la questione morale, ma non solo perché sta diventando dirompente la questione della «competenza». E' evidente che nell'opinione pubblica si stia facendo strada la volontà di affidare la res pubblica a personalità che sanno il fatto loro.
Torniamo un attimo al centrodestra: la forza trainante della coalizione in Sicilia è stata Forza Italia, ma il nodo della leadership è ancora tutto da sciogliere. Secondo lei come andrà a finire?
Non si scioglierà. Anche grazie al fatto che gli elettori non sono obbligati a indicare sulla scheda un candidato premier. Ogni partito della coalizione correrà col suo leader e saranno poi gli elettori a scegliere. E non credo sia sbagliato.
E qualora davvero il centrodestra riuscisse a vincere le elezioni, ce la farà poi a restare unito? Come possono amalgamarsi l'europeismo di Berlusconi e l'estremismo della Lega?
L'esperienza mi insegna che alla fine, quando si vince, la possibilità di governare fa smussare molti angoli. Le faccio un esempio recente: nel 2013 quando eravamo nel pieno del sistema bipolare si diceva che questa Legislatura sarebbe durata poco, giusto il tempo necessario per fare le riforme, ora invece vogliono addirittura prorogarla. Quindi Lei capisce che si fanno tanti miracoli per tenere in piedi un Parlamento. Altrimenti nessuno si spiegherebbe perché siamo arrivati a votare solo ora.
Un'ultima domanda: veniamo alla crisi del centrosinistra, secondo lei quale lezione ha impartito il voto siciliano al Partito democratico e a Matteo Renzi?
Lì ci sono due partiti. C'è un partito che guarda a sinistra e uno diverso, che è quello di Renzi, che potrebbe anche cambiare nome a questo punto. Ma questo è un fenomeno che non riguarda solo l'Italia, basta pensare alla Francia di Macron che viene fuori dal partito socialista ma governa con pezzi di area moderata e progressista. Questa è la scommessa di Renzi. Ma dall'altra parte c'è un partito che è più legato alla tradizione e al ruolo storico della forza di sinistra. Solo che in Sicilia questo partito non c'è stato, ma non solo: una parte dell'elettorato di sinistra ha scelto il voto utile per il candidato grillino, Cancellieri. Quindi l'esperienza che vorrebbe inseguire quella parte della sinistra non so se sia applicabile in Italia. In Inghilterra, tanto per fare un esempio, l'alternativa è tra Corbyn o Cameron perché non c'è il movimento grillino. In Italia, invece, il Movimento 5 stelle occupa uno spazio che ad oggi ha più credibilità della sinistra storica.
A questo punto potremmo azzardare la previsione che la sfida delle prossime Politiche sarà tra il Movimento 5 stelle e il centrodestra?
Non è detto perché siamo comunque in un sistema tripolare. Certamente bisognerà stare molto attenti alla campagna elettorale. Il problema risiede nel fatto che c'è sempre un terzo elemento che può cambiare le sorti del confronto tra gli altri due. E' successo già in passato, ad esempio a Roma e Torino dove gli elettori di centrodestra hanno votato i candidati grillini per fare un dispetto – chiamiamolo così, ma è la politica – al centrosinistra. E molto spesso il ruolo di lepre è scomodo e il risultato dipenderà in buona parte dal tipo di campagna elettorale che si sceglie di intraprendere. Nel centrodestra io, a tal riguardo, privilegerei una candidatura più moderata.
Lei ha già qualche nome in mente?
Nessuno. Perché non se ne faranno. Ma è evidente che le grandi campagne elettorali si vincono al centro.
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