26 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Immigrazione

Italia chiede aiuto all'Ue: troppi sbarchi. E si prepara a chiudere i porti alle navi straniere

L'Italia ci riprova. Il Governo avrebbe dato mandato al Rappresentante presso la Ue, l’ambasciatore Maurizio Massari, di porre formalmente la questione degli sbarchi in Italia al commissario per le migrazioni Dimitris Avramopoulos

Operazione di salvataggio della Marina Militare
Operazione di salvataggio della Marina Militare Foto: ANSA/ UFFICIO STAMPA MARINA MILITARE ANSA

ROMA - L'Italia ci riprova. Secondo quanto sta emergendo dai media in queste ore, il Governo avrebbe dato mandato al Rappresentante presso la Ue, l’ambasciatore Maurizio Massari, di porre formalmente la questione degli sbarchi in Italia al commissario per le migrazioni Dimitris Avramopoulos. Mentre proprio in queste ore gli arrivi si moltiplicano di ora in ora. Sembra addirittura che il governo italiano stia valutando la possibilità di negare l’approdo nei porti italiani alle navi che effettuano salvataggi dei migranti davanti alla Libia ma battono bandiera diversa da quella del nostro Paese. Lo si apprende da fonti governative, che ritengono ormai «insostenibile» che tutte le imbarcazioni che operano nel Mediterraneo centrale portino le persone soccorse in Italia.

Chiusura dei porti alle navi straniere
La decisione, se confermata, non avrebbe precedenti, perché molte onlus internazionali che operano nel Mediterraneo a stretto contatto con la nostra Guardia Costiera non potrebbero più approdare sulle nostre coste. Escluse dal divieto resterebbero le navi che partecipano all’operazione Frontex, mossa per la quale non sarebbe sufficiente un consenso unilaterale. E' stato l’ambasciatore italiano presso la Ue Massari a spiegare ad Avramopoulos la gravità del quadro: «La situazione ha raggiunto il livello massimo di sostenibilità» ha detto Massari. I numeri parlano chiaro: solo nelle ultime 48 sono stati salvati in mare 12 mila migranti da 22 navi, molte delle quali appartengono a organizzazioni non governative, che poi si sono dirette verso l’Italia. Numeri che «hanno portato al limite le capacità dell’Italia di gestione degli sbarchi».

L'Ue risponde, ma saranno solo parole?
La risposta dell'Ue non si è fatta attendere: «Se necessario siamo pronti a aumentare sostanzialmente il sostegno finanziario all’Italia», ha detto il commissario europeo agli Affari interni, Dimitris Avramopoulos. Il rischio, però, è che come al solito siano solo parole.  «L’Italia ha ragione che la situazione è insostenibile lungo la rotta del Mediterraneo Centrale», ha spiegato Avramopoulos. «La Commissione ha sempre sostenuto l’Italia nella sua gestione esemplare della crisi dei rifugiati e continuerà a farlo». Il commissario ha però ricordato che «abbiamo tutti un obbligo umanitario di salvare vite». Ribadendo che «il giusto forum per discutere di questo è il Consiglio (l’organo che riunisce i governi dei 28, ndr) a cominciare dalla riunione informale dei ministri della Giustizia e degli Interni della prossima settimana a Tallin», ha spiegato Avramopoulos.

Le accuse della Marina libica all'Italia
Intanto, la Marina libica fedele al governo di Tripoli accusa l'Italia di aver lasciato morire 63 persone a causa del mancato soccorso da parte di una nave del Belpaese. La tragedia è avvenuta al largo di Zuara. Lo ha dichiarato ad «Agenzia Nova» il generale Ayoub el Qassem, portavoce della Marina libica fedele al governo di accordo nazionale con sede a Tripoli. 135 migranti erano infatti in viaggio verso l’Italia a bordo di un’imbarcazione «sprovvista di motore», e la Guardia costiera libica sarebbe riuscita «a salvarne solo 72», di cui 35 fra donne e bambini. «La Guardia costiera libica ha chiesto aiuto a un’imbarcazione civile italiana chiamata 'Rino Napoli´ che si trovava nelle vicinanze dalle acque territoriali libiche, ma gli italiani non sono intervenuti», ha detto el Qassem.