29 marzo 2024
Aggiornato 06:30
Chiesa Cattolica

Papa Francesco rilegge il mito anti-comunista di Fatima

Jorge Mario Bergoglio tiene in grande considerazione sia la devozione popolare che il culto mariano. Francesco, che tra un paio di settimane, il 24 maggio, riceve il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha archiviato l'epoca della guerra fredda.

Fatima, inizia il viaggio di Papa Francesco
Fatima, inizia il viaggio di Papa Francesco Foto: ANSA

CITTA' DEL VATICANO - La devozione per la «signora vestita di bianco» che cento anni fa, il 13 maggio del 1917, apparse a tre pastorelli di Fatima - paesino rurale del centro del Portogallo che prenderebbe il nome da una principessa musulmana rapita da un cavaliere lusitano e convertita al cristianesimo - si è intrecciata sin dall'inizio con una polemica politica alla quale la Santa Sede non è estranea. Pochi anni prima, nel 1910, il Portogallo viene scosso da una rivoluzione repubblicana, profondamente anticlericale, guardata con sospetto dalla popolazione cattolica. Negli anni successivi l'Europa è lacerata dalla prima guerra mondiale (1914-1918) e l'impero russo viene rivoluzionato dai bolscevichi (1917). Attorno alle apparizioni di Fatima si va costruendo un mito politico.

Le gerarchie cattoliche del paese e diversi Pontefici, come ricostruisce José Barreto nel saggio «I messaggi di Fatima tra anticomunismo, religiosità popolare e riconquista cattolica» (nella rivista Memorie e ricerca dell'editore Il Mulino) accolgono, integrano e promuovono in tutto il mondo questo culto nato dalle viscere della devozione popolare. Il golpe militare del dicembre '17, ricorda Marco Roncalli su Vatican Insider, riporta la riappacificazione tra il Governo e la Chiesa, le relazioni diplomatiche con il Vaticano «avranno pienezza con la dittatura militare (1926-1933) e larga parte dell'Estado Novo (1933-1968 con Salazar e 1968-1974 con Caetano nel segno delle 'tre F': fado, futbol, Fatima)». E' in questo arco temporale che emerge sempre più chiaramente la connotazione polemica nei confronti della Russia sovietica.

Una lettura autorizzata, di fatto, da Lucia Dos Santos, la principale veggente nonché la più longeva che - a differenza degli altri due pastorelli, Francesco Marto e Giacinta Marto, che Papa Francesco domani proclamerà santi, morti rispettivamente nel 1919 e nel 1920 - è deceduta nel 2005 dopo una vita di rivelazioni non sempre inequivocabili. Tra le istruzioni che nel 1930 Lucia affermò di aver ricevuto dalla Madonna, la promessa di «porre fine alla persecuzione in Russia se il Santo Padre avesse, insieme a tutti i vescovi del mondo, compiuto un solenne e pubblico atto di riparazione e di consacrazione della Russia ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria». Nei confronti delle rivelazioni di Fatima i diversi Papi hanno avuto atteggiamenti diversi. Giovanni XXIII, per dire, lesse le rivelazioni dei tre segreti che la Vergine, in una delle sei apparizioni, fece ai tre pastorelli, e valutò che non dovessero essere pubblicati. Pio XI, che pure benedì una statua della Madonna di Fatima, commentò peraltro le lettere che numerose mistiche - lo riferì il cardinale Carlo Confalonieri - gli inviavano circa rivelazioni di Maria, così: «Se ha qualcosa da farmi sapere, potrebbe dirlo a me». Per Pio XII (1939-1958) e Giovanni Paolo II (1978-2005), Fatima diventa un punto di riferimento nella apologetica anti-comunista nella quale, in epoce ben diverse, questi due pontefici furono impegnati.

Il Pontefice polacco, in particolare, che ha viaggiato tre volte nel santuario portoghese (1982, 1991 e 2000), ha beatificato i due pastorelli, ha deciso la pubblicazione del terzo segreto, e, ferito in piazza San Pietro dal terrorista turco Mehmet Ali Agca proprio il 13 maggio del 1981, si è voluto riconoscere in quel «vescovo vestito di bianco» che, secondo Lucia Dos Santos, «venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce». Lettura storica e teologica che già Benedetto XVI, in volo verso il Portogallo nel 2010, ha ampliato oltre la figura di Karol Wojtyla. «Non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa», disse Joseph Ratzinger nel pieno dello scandalo degli abusi sessuali sui minori, «ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall'interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia».

Oggi a Fatima arriva Papa Francesco. Jorge Mario Bergoglio tiene in grande considerazione sia la devozione popolare che il culto mariano. Francesco, che tra un paio di settimane, il 24 maggio, riceve il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha archiviato l'epoca della guerra fredda che, per alcuni decenni, aveva rischiato di incastrare la Chiesa cattolica mondiale all'interno della contrapposizione tra due blocchi. Latino-americano, sensibile alla voce del «global south», attento alle ragioni di due giganti eredi del comunismo mondiale quali Russia e Cina, Jorge Mario Bergoglio ha più volte denunciato il fatto che viviamo in una «terza guerra mondiale a pezzi». Al santuario mariano che solo nel 2016 ha registrato oltre 5,3 milioni di pellegrini Francesco giunge - come recita il motto del pellegrinaggio apostolico «con Maria, pellegrino nella speranza e nella pace». E di sicuro non rinuncerà a invocare la pace per un mondo non molto più pacifico che nel 1917, ma molto diverso da allora.