Referendum, quegli ambasciatori che fanno campagna per il sì
Prima era stato l'ambasciatore Usa in Italia a fornire un assist per il "sì" al referendum. Ora, siamo arrivati ad ambasciatori italiani all'estero che fanno comizi per la parte di Renzi

ROMA - Aveva già fatto scalpore l'endorsement esplicito per il «sì» al referendum costituzionale giunto dall'ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, John Phillips; un endorsement che, lo abbiamo detto, non è isolato a livello internazionale, dato che dai principali media internazionali e addirittura da colossi della finanza quali Fitch o l'FMI, sono giunti più o meno espliciti assist al premier Renzi. Ma ora, l'ambasciatore Phillips è ancora di più in ottima compagnia. Perché il suo omologo italiano in Canada Gian Lorenzo Cornado non si è limitato a schierarsi, ma ha addirittura organizzato un evento a Toronto per fare campagna per il sì.
L'interrogazione di Sinistra Italiana
Sul tema, si è pronunciata Sinistra Italiana, con una interrogazione parlamentare in cui si chiede conto della cosa al Ministro Gentiloni. «Il Ministro degli Esteri ritiene opportuno o no che un ambasciatore si schieri apertamente con le ragioni, in questo caso, legate ad un voto per un referendum costituzionale, di un partito politico e parteci alla campagna elettorale. E in caso contrario quali provvedimenti immediati intende assumere?»
Il comizio di Toronto
Il motivo del contendere è innanzitutto l'evento che si terrà il prossimo 3 ottobre a Toronto, organizzato dal circolo Pd, con tanto di conferenza sulla riforma costituzionale. Occasione in cui, tra gli altri, interverrà proprio l'ambasciatore Gian Lorenzo Cornado. Nelle locandine relative all'iniziativa, peraltro, oltre al simbolo del Partito Democratico, figura il logo «Basta un Sì»; ed è evidente, dunque, che si tratti di un'iniziativa politica e di indirizzo in riferimento al prossimo referendum costituzionale.
Una iniziativa controversa
E l'iniziativa è decisamente controversa, visto che, insistono da Sinistra Italiana, un ambasciatore dovrebbe rappresentare tutti gli italiani, e non dovrebbe certo schierarsi politicamente. Del resto, l'ambasciatore in questione non è nuovo a endorsement di questo tipo, dato che non molto tempo fa ha definito il Pd «il partito piu' grande d'Europa»;
Questione di inopportunità
Nell'interrogazione si parla di una questione di «inopportunità, che non può non porsi sulla scia di quanto previsto dall'articolo 98 della Costituzione, terzo comma, che stabilisce che anche per i rappresentanti diplomatici e consolari all'estero si possono stabilire limitazioni al diritto d'iscriversi a partiti politici».
L'assist dell'ambasciatrice italiana a Buenos Aires
Ma non è soltanto questo episodio a non essere andato giù agli oppositori di Renzi. Perché quando la Boschi, lunedì scorso, ha iniziato il suo comizio (con i soldi pubblici) al teatro Coliseo di Buenos Aires, accanto a lei sul palco compariva l’ambasciatrice italiana Teresa Castaldo. Che la ministra delle Riforme ha «sentitamente» ringraziato, visto che è stata lei a «organizzato questo incontro».
Anche il console generale
Non solo: Boschi ha ringraziato anche il console generale, la cui segreteria si è molto spesa per sponsorizzare l'evento. Nel teatro, infatti, c’erano quasi mille persone. L’incontro con la comunità italiana, ha spiegato ieri l’ufficio stampa della ministra, non è un’iniziativa di partito. Peccato, però, che sia stata inequivocabilmente l’occasione per un comizio ministeriale per il Sì. E per esaltare «il nuovo modo di fare politica» del governo Renzi, con tanto di epica presentazione di tutte le riforme. Curiosamente, all’iniziativa non ha partecipato il partito democratico di Buenos Aires, in maggioranza schierato per il No al referendum (situazione identica anche a Montevideo).
E' giusto che gli ambasciatori facciano campagna per il Governo?
Insomma: qui non si tratta più «solo» di un ambasciatore straniero in Italia che si schiera per il sì. Qui si tratta di rappresentanti diplomatici degli italiani all'estero che organizzano iniziative a favore di una parte precisa. E se l'inopportunità nel primo caso era lampante, qui diventa innegabile.
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