28 agosto 2025
Aggiornato 05:30
Negli studi di Quinta Colonna

Dal «contratto con gli italiani» al «patto della lavagna». Renzi: «Con il sì risparmi da 500 milioni di euro»

Era il 2001, quando l'allora aspirante premier Silvio Berlusconi firmava da Bruno Vesta il contratto con gli italiani. Oggi, 15 anni dopo, siamo arrivati al «patto della lavagna» di Renzi da Del Debbio

ROMA - Vi ricordate il «contratto con gli italiani»? Era il 2001, e il «format», per così dire, venne inventato da Silvio Berlusconi negli studi di Porta a Porta con Bruno Vespa. Con tanto di scrivania e foglio di carta firmato del leader del Centrodestra. Sono passati quindici anni, e dal contratto con gli italiani siamo passati al «patto della lavagna». L'idea è la stessa, ma gli studi televisivi sono quelli di Quinta Colonna su Retequattro. E il «firmatario» del contratto è Matteo Renzi.

Il patto della lavagna di Renzi
Renzi che, intendiamoci, negli ultimi tempi sembra essersi ispirato più di una volta al suo predecessore nonché tanto criticato avversario politico Silvio Berlusconi. Dall'abolizione dell'IMU, alla recentissima promessa del ponte sullo stretto. Mancava giusto la riedizione del patto con gli italiani. Tant'è che lo scaltro premier, per evitare che il parallelismo gli si rivoltasse immediatamente contro, ha scherzato: «L'importante è che non mi si porti tavolo e scrivania, senno è come quell'altro». La proposta gli è stata lanciata dal conduttore Del Debbio, che - si sa - non è esattamente un suo ammiratore: un'ulteriore occasione, per il giovane premier, di fare dell'ironia («Datemi il pennarello rosso. Ah già, il suo editore non vuole»), prima di arrivare, come si dice, al «sodo».

Di cosa ha parlato il premier
E il «sodo» va dagli stipendi dei senatori ai rimborsi dei gruppi, passando per le spese dei funzionari: Renzi, insomma, ha parlato di tutto, compreso il referendum. Che però, suo malgrado, ha ricevuto meno spazio del previsto. Prima promessa, quella sulle pensioni: "Alle pensioni minime, a quelli che arrivano fino a 750 euro, viene data oggi una quattordicesima, circa 40 euro al mese. A questi raddoppiamo la quattordicesima in un'unica soluzione»

Pensioni
Una questione che, ha dichiarato Renzi, è molto delicata, e sulla quale «non faccio promesse invano». E ha spiegato: «Gli 80 euro non andavano ai pensionati. Abbiamo fatto una misura che riguardava il lavoro, poi la tassa sulla prima casa e tasse agricole. Quello che restava fuori sono le pensioni. Ora vogliamo dare una mano». Il che significa che «A quelli che non sono potuti andare in pensione per la legge Fornero daremo l'Ape, un anticipo, in cambio di circa il 5% in meno. È una scelta, nessuno deciderà per conto degli altri. Si tratta di persone che sono state fregate, ma non voglio essere demagogico: hanno un po' esagerato lo scalone».

Ires, Iri e stabilità europea
Per poi passare alla promessa numero due: «Quest'anno si fanno Ires e Iri, si abbassano tutte e due». E poi alla numero tre: «C'è una cosa che si chiama patto di stabilità europeo, ho detto che ci sono due voci: le spese per i migranti e quelle per il terremoto voglio che non siano contagiati a livello europeo. Lo abbiamo chiesto e lo facciamo, punto. Noi lo si fa lo stesso in virtù della cosiddetta clausola eccezionale»

Referendum
Sul referendum, Renzi ha enumerato tutti i (presunti) risparmi che la riforma porterebbe con sé. Segnandoli, diligentemente, sulla lavagna: per lui, l'ammontare è molto più dei 49 milioni l'anno di cui «parlano alcuni giuristi». Il conteggio del premier ha raggiunto la cifra di 500 milioni di euro, puntualmente cerchiata sulla lavagna. Ai 350 milioni derivanti dalla cancellazione delle Province - ha spiegato - si aggiungono 80 milioni risparmiati dagli stipendi dei senatori, e l'ammontare delle spese di funzionamento del Senato. Infine, i risparmi sugli stipendi dei consiglieri regionali che andranno ad occupare gli scranni del nuovo Senato: «Che non è poco», ha chiosato.

Dopo di lui, Matteo Salvini
Peccato che il patto della lavaglia non sembra aver scaldato gli animi della platea come quello dell'epoca berlusconiana. Platea che - bisogna ricordarlo - nel programma di Del Debbio è tradizionalmente poco permeabile all'ironia fiorentina del premier. Tanto che subito dopo l'uscita di Renzi, è entrato Matteo Salvini accompagnato da uno scroscio di applausi. Soprattutto quando ha scherzato: «Del Debbio, voglio anch'io la lavagnetta del fenomeno che c'era prima. Così diciamo le verità contro le balle che ha detto". Parole  che hanno decisamente riscaldato la platea.