Caso Regeni, a Roma i giorni della verità: comincia il vertice degli investigatori
Cominciano oggi i due giorni di incontri previsti tra gli investigatori italiani e quelli egiziani sul caso Regeni, ma la verità potrebbe non essere nel dossier di 2mila pagine preparato in Egitto
ROMA - Oggi iniziano gli incontri tra gli investigatori italiani e quelli egiziani per il caso Regeni. L'Egitto ha preparato un dossier di 2mila pagine sulla morte del giovane ricercatore italiano torturato e assassinato al Cairo, ma non è detto che nel documento sia contenuta davvero la verità dovuta alla famiglia di Giulio e a tutta l'Italia.
Oggi cominciano gli incontri
Cominciano oggi i due giorni di incontri previsti tra gli investigatori italiani e quelli egiziani sul caso Regeni. I media egiziani hanno fatto sapere che il Cairo ha preparato un dossier di circa 2mila pagine sulla morte di Giulio, il giovane ricercatore italiano torturato e assassinato in Egitto. Ma non è detto che il documento contenga finalmente la verità. Dopo i due depistaggi messi in atto dalle autorità egiziane, il governo italiano resta cauto.
I rapporti economici tra Italia e Egitto
Il premier Matteo Renzi è intervenuto sulla vicenda in un forum al Mattino di Napoli: «Siamo impegnati a che su Regeni non sia una verità di comodo ma la verità. Aspettiamo che i magistrati facciano i loro incontri: noi siamo pronti a seguire quel lavoro con grandissima determinazione».La verità è dovuta non solo alla famiglia Regeni, ma a tutta l'Italia che con l'Egitto ha importanti rapporti economici. Come sottolinea Marco Ludovico su Il Sole24ore, infatti, Roma è un partner strategico per il Cairo con i suoi sei miliardi di investimenti l'anno. E l'Italia è, insieme alla Germania, il più importante partner commerciale europeo per il governo egiziano.
Abdel Fattah Al Sisi in difficoltà
Con il caso Regeni, dunque, è in gioco un rapporto storico di grande rilievo nelle relazioni internazionali, ma soprattutto un legame economico importante per entrambi i paesi. Nel frattempo, la posizione del presidente egiziano, Abdel Fattah Al Sisi, si fa sempre più difficile. Non solo dopo i tentativi di depistaggio, pubblicamente condannati dall'Italia, ma soprattutto dopo le lettere anonime pervenute a La Repubblica nelle quali si descrive anche il coinvolgimento personale del presidente nella tragica morte di Giulio Regeni. I magistrati italiani non danno per il momento alcun credito alle rivelazioni anonime, ma la sedia di Al Sisi comincia sinistramente a scricchiolare.
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