Salvini a Roma sfida il centrodestra. «Uniamoci. E facciamo le primarie»
Il weekend di consultazioni si è concluso con un solo dato certo: i romani sono quasi equamente suddivisi tra Marchini, Pivetti, Storace e Bertolaso, e in questa situazione il centrodestra è destinato a perdere. Per questo, Matteo Salvini chiede agli alleati di ricompattarsi intorno a primarie 'ufficiali'
ROMA - «Venite a scegliere da chi far governare la vostra città, non fate scegliere sempre a loro». E' questo lo slogan che è rimbombato nel weekend romano in cui la Lega ha chiamato a raccolta i cittadini della Capitale. La voce - racconta il Corriere - era quella di Augusto Caratelli, uno dei coordinatori di «Per Roma ora parli TU», l'iniziativa voluta da «Noi con Salvini» per sondare le preferenze degli abitanti della sfortunata Capitale. Un semplice gazebo, un'urna di cartone, e un block-notes per segnare con una X il proprio nome: non servono grandi cose per fare le «primarie». Matteo Salvini ha parlato di 15mila votanti. E tra i candidati,si sono sfidati Alfio Marchini, Guido Bertolaso, Francesco Storace, Fabio Rampelli e Irene Pivetti.
I risultati delle consultazioni
Il nome che prevale a metà spoglio, sebbene nessuno abbia la maggioranza assoluta, è stato annunciato in conferenza stampa poco fa: e, visto che siamo in periodo di Oscar, «the winner is» (se così si può dire) Alfio Marchini. Bertolaso è al quarto posto dopo Irene Pivetti e Francesco Storace. Ma il dato rilevante sottolineato da Salvini è un altro: «con quattro candidati che più o meno se la giocano il centrodestra non va da nessuna parte». Ad oggi, quindi, nessuno vincerebbe di netto e a perdere è quindi tutto il centrodestra, perché i 15mila votanti sono pressoché divisi per quattro. Nemmeno Marchini, insomma, spicca, e la situazione è di sostanzialmente di equilibrio. Il leader della Lega chiede quindi al centrodestra di indire delle nuove primarie, rigorosamente organizzate, perché un altro dato emerge da queste consultazioni: il popolo chiede che il centrodestra marci compatto. Salvini non pretende che a prevalere sia il «suo» nome: anzi, è pronto a fare un passo indietro di fronte a qualsiasi candidato esca vicnitore dalle primarie. L'importante, però, è che la parola venga data al popolo e che il centrodestra abbia un unico candidato con cui condurre la lotta a Matteo Renzi.
In attesa delle reazioni
Le reazioni si attendono scomposte, dalle varie file del centrodestra. Perché nelle scorse ore, peraltro ironicamente citando l'ormai «rivale» Salvini, l'ex capo della Protezione Civile prometteva: «Io vado avanti come una ruspa». E qualche commento stizzito se lo è lasciato scappare anche Silvio Berlusconi, ben prima della conferenza stampa di oggi: «Matteo sta diventando inaffidabile», avrebbe detto secondo La Stampa. Ad avviso del Cavaliere le consultazioni romane sarebbero state «Una pagliacciata». E a mettere in dubbio la trasparenza dei voti ci hanno pensato i Fratelli d'Italia, che hanno mandato in giro militanti a monitorare alcuni gazebo,sostenendo poi che le stesse persone abbiano votato una volta in ogni seggio: per non parlare di extracomunitari e cinesi. «Quelli che si sono messi in coda per votare Pi-vet-tin», ha ironizzato Maurizio Gasparri. Ben più pungente Silvio Berlusconi: «Matteo sta diventando inaffidabile, non è capace di stare in coalizione, mentre Giorgia ha saputo mettere al primo posto l’interesse del centrodestra». L'ex premier è convinto che la decisione di mettere in discussione proprio nella Capitale l'unità del centrodestra da parte di Salvini sia stato un passo falso: anzi, una «cosa assurda». Soprattutto in vista di un possibile listone unico nel 2017 o nel 2018, quando eventuali «colpi di testa» del leader della Lega potrebbero avere ripercussioni ben più gravi del «sisma» che in queste settimane si è scatenato sul centrodestra romano.
Obiettivo: unire il centrodestra. Anche a Roma
La Stampa cita anche un sondaggio di Tecné, relativo all'indice di fiducia verso i leader nazionali in una scala tra 100 (completa fiducia) e 1 (nessuna fiducia). E se Berlusconi è comprensibilmente collocato sul livello di 29/100, Salvini viene incredibilmente sorpassato non solo da Giorgia Meloni (36/100 contro 30/100), ma addirittura da Giovanni Toti (35/100). Una «punizione» per il «colpo di mano» della Capitale? Difficile dirlo. Salvini, dal canto suo, è stato chiaro: la sua intenzione è proprio quella di riunire il centrodestra intorno a una consultazione popolare e organizzata, non certo di frantumarlo in una selva di nomi, tutti con pressoché uguali possibilità di perdere. Così, ora la parola passa agli alleati. Soprattutto a Silvio Berlusconi, acerrimo nemico delle primarie.
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