20 aprile 2024
Aggiornato 11:00
La denuncia del presidente dell'Anac

Cantone: «A Roma troppi politici corrotti»

Secondo il magistrato "un parte della classe politica viene utilizzata come un autobus e cambiata quando cambiano i referenti"

ROMA - Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, intervistato ieri mattina a Pescara dal direttore di Repubblica, Ezio Mauro, nella giornata conclusiva di "Repidee" ha fatto riferimento al ruolo della politica, «utilizzata come un autobus» in «Mafia Capitale», che deve riappropriarsi del suo ruolo.

Cantone: I politici? Polli da batteria allevati ad hoc
«Non basterà nessuna autorità anti-corruzione, nessuna opera moralizzatrice della magistratura da sola per vincere la corruzione. C'é bisogno di scelte forti anche da parte della politica che non si deve più occupare della bassa cucina», ha detto Cantone sottolineando che «senza una politica che ritorna a decidere in pochi anni staremo di nuovo a parlare delle stesse cose». Cantone ha spiegato bene il meccanismo perverso e subdolo che si era creato all'interno di «Mafia Capitale": «C'era un meccanismo al limite dell'incredibile, uno spaccato straordinario: molti consiglieri comunali non sono corrotti, sono corruttori: fanno parte a tempo pieno di una struttura organizzativa, sono inseriti con logiche ben precise e pagati non per i servizi che fanno", ha spiegato.

La classe politica viene usata come un autobus
Secondo il magistrato «un parte della classe politica viene utilizzata come un autobus e cambiata quando cambiano i referenti. Quella classe politica, purtroppo subalterna ha avuto questi effetti. Da un punto di vista sociologico si tratta di uno spaccato inquietante e al contempo eccezionale ci sono soggetti corrotti in partenza, polli da batteria' che vengono allevati per far parte di quel gruppo di potere... e leggendo attentamente gli atti non si capisce nemmeno chi sono i corrotti e i corruttori", ha sottolineato Cantone.

Alemanno denuncia Repubblica per diffamazione
Intanto l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno (a testimonianza del clima teso che si respira nella Capitale) denuncia il quotidiano La Repubblica per diffamazione. «Ho dato mandato ai miei legali di denunciare per diffamazione a mezzo stampa La Repubblica. Questo quotidiano infatti nella giornata di oggi ha titolato un sondaggio e un articolo di Ilvo Diamanti, dove il mio nome non era neppure citato, con un titolo in cui si parla di 'clan Alemanno'", afferma in una nota l'ex sindaco di Roma. «Questo titolo mi diffama non solo perché altera i risultati di quel sondaggio ma soprattutto perchè continua platealmente a legare il mio nome ad un'accusa per associazione mafiosa ormai decaduta. Non è la prima volta che denuncio per diffamazione articoli di Repubblica, l'ho gia fatto di recente per corsivi in prima pagina di Francesco Merlo, ma mi pare che con oggi si sia passato il segno", conclude la nota. (Fonte Askanews)