Renzi sempre più come Silvio: ora vuole pure il ponte sullo Stretto
Il premier riesuma questo progetto dimenticato da anni. E il governo tornerà a sprecare soldi e tempo per un'opera faraonica che non si farà mai. Tutto perché non può negare un contentino al suo alleato Angelino Alfano
ROMA – Tutto suo padre. Matteo Renzi ce la sta mettendo tutta per assomigliare ogni giorno che passa sempre di più al suo amato paparino Silvio Berlusconi. Le sparate ad effetto; le eterne promesse mai mantenute; gli insulti alla magistratura, ai sindacati, ai giornalisti; la presunta abolizione delle tasse sulla casa; i tagli alla scuola e alla sanità; la demolizione dell'articolo 18; il Senato ridotto a un dopolavoro per consiglieri regionali... Per l'ex Cav c'era già di che essere orgoglioso di lui. Mancava solo un punto per diventare uguali uguali, come due gocce d'acqua, e Renzi non si è voluto far scappare nemmeno quello: il ponte sullo stretto di Messina.
L'opera zombie che non muore mai
Ebbene sì. Dopo anni in cui questa faraonica, costosissima e inutile opera pubblica era stata meritatamente dimenticata in un cassetto impolverato del governo italiano, qualcuno ha pensato bene di riesumarla. E chi poteva essere questo genio se non il ministro degli Interni Angelino Alfano? Il suo gruppo parlamentare del Nuovo Centro Destra ha presentato una mozione in cui si invita il governo a «una riconsiderazione del progetto del Ponte sullo Stretto come infrastruttura ferroviaria». E il governo e la maggioranza, pur tra i mal di pancia del ministro dei Trasporti Graziano Delrio («Nessun dossier sul tavolo, ma se il parlamento ci invita a valutare se un domani potremo riaprire il progetto, non diciamo di no: non abbiamo pregiudizi»), si è visto costretto ad approvarla. Provocando l'incontenibile esultanza dello stesso Alfano, che ad Agorà ha fatto squillare le trombe: «Abbiamo fatto una battaglia per rimettere in agenda il ponte e vuol dire che il governo finalmente svolta al Sud – ha annunciato – In parlamento la maggioranza ha detto sì: noi siamo parte di questa maggioranza, quindi stavolta ci siamo».
Alfano incassa il contentino
Naturalmente Alfano, anche stavolta, parla a vanvera, perché la famigerata mozione non impegna il governo a costruire il ponte, solo a «considerarlo», quindi campa cavallo. Ma non è nemmeno un atto del tutto inutile: ora infatti si avvierà l'infernale macchina degli studi, dei calcoli, delle simulazioni, dei progetti, dei conti; insomma, un'enorme spreco di tempo e di soldi da parte di un governo che dovrebbe occuparsi di tutt'altro. Renzi, naturalmente, lo sa benissimo che il ponte sullo stretto di Messina è tutto meno che una priorità dell'Italia. Ma con i numeri così risicati della sua maggioranza non è in condizione di negare ai suoi alleati di Ncd questo contentino, che diventerà una bandiera da sventolare ai loro amici siciliani in campagna elettorale. Come a dire che il premier può giocare quanto vuole a fare il bulletto, ma in fondo in fondo Alfano lo tiene per i cosiddetti. La soluzione perché il Pd potesse governare in pace e da solo sarebbe dietro l'angolo, in realtà: basterebbe dimettersi e convocare elezioni anticipate. Il problema è che dopo, però, toccherebbe anche vincerle...
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