30 marzo 2023
Aggiornato 19:00
Quando il calcio è politica

Esposito, l'assessore più odiato dai romanisti

I cori contro la Roma in diretta radiofonica hanno scatenato la bufera sull'ultimo arrivato della Giunta Marino. Parole certamente poco opportune, le sue, ma che non possono oscurare il vero problema: il disastro dei trasporti pubblici

ROMA – Manco il tempo di rientrare dalle sue vacanze ai Caraibi, che il sindaco Ignazio Marino si è trovato a fare i conti con l'ennesima bufera scoppiata attorno alla sua Giunta. Stavolta, però, la mafia e la corruzione non c'entrano. C'entra il calcio e, in particolare, la Roma. Quella che il neo-assessore ai Trasporti Stefano Esposito ha insultato in diretta radiofonica a La Zanzara, ripetendo i cori che più volte si trovò a intonare nel suo passato da ultras juventino: «E Roma m..., Roma Roma m...». Da un lato, questa mossa maldestra certifica come il senatore piemontese si sia subito integrato alla perfezione con la Giunta Marino, che in questi primi due anni di consiliatura non ha certo brillato per la sua furbizia comunicativa. Ma io non credo che Esposito non sapesse che sparare contro la Roma, a Roma, sia peggio che bestemmiare in chiesa. Al contrario, il suo comportamento rientra perfettamente nel quadro caratteriale del personaggio, abituato a dire quello che pensa, sempre, anche quando è impopolare. In passato, lo ha pagato in prima persona, quando fu gravemente minacciato dall'ala violenta dei No Tav per le sue posizioni a favore della Torino-Lione. E, meno seriamente ma sempre a tema calcistico, quando si attirò una valanga di critiche per aver paragonato chi esultava per l'eliminazione della sua Juve dalla Champions League a coloro che si evirano degli attributi più preziosi per fare un dispetto alla moglie (e non esattamente in questi termini).

Se il calcio scandalizza di più
Sarà un linguaggio poco confacente a un parlamentare della Repubblica, ma ormai la storia recente ci ha abituato a ben di peggio. Sarà una posizione poco indicata per un politico che a Roma agisce e quindi cerca anche il proprio consenso elettorale, ma questi sono problemi tra lui stesso e le urne. Al momento, prima di tutto, Stefano Esposito, come tutti i suoi colleghi assessori (dal sindaco in giù), è un amministratore, ovvero è pagato da noi cittadini romani per far funzionare la città. E per portare a termine la missione impossibile che lo aspetta, ovvero far funzionare i mezzi pubblici dell'Atac, questa sua schiettezza ai limiti della brutalità potrebbe rivelarsi una dote preziosa. Serviva infatti un assessore senza paura di farsi dei nemici per confrontarsi da solo contro l'esercito di dirigenti strapagati, sindacalisti collusi e macchinisti fannulloni che da decenni spadroneggia nell'azienda dei trasporti. Serviva finanche una persona che non conoscesse troppo la realtà della capitale, che non fosse insomma legata dalle manette delle amicizie, delle conoscenze e dei favori da restituire, ovvero dalla rete che ha reso la politica romana talmente immobile da finire per marcire. A noi un assessore che tiri fuori le palle, invece di tagliarsele per fare dispetto alla moglie, piace. Se poi oltre a parlare, come tutto il resto della Giunta, riuscirà anche a tradurre in realtà i suoi propositi bellicosi, avrà fatto il suo dovere. Quanto al lato calcistico, personalmente non ne condivido le predilezioni. Ma mi infastidisce ancora peggio chi si inc... più per il pallone che per lo stato vergognoso dei trasporti pubblici di Roma.