26 aprile 2024
Aggiornato 06:30
La prima intervista al titolare dei Trasporti capitolini

Il nuovo assessore: «Ecco il mio piano per l'Atac»

Stefano Esposito al DiariodelWeb.it: «Subito un patto con i sindacati per risolvere la crisi: basta scaricare sui romani le nostre incapacità. La priorità è evitare che l'azienda fallisca. Renzi contro Marino? Solo gossip»

ROMA – È dovuto risalire fino a Torino il sindaco Ignazio Marino per trovare un nuovo assessore disposto a prendere in mano la grana Atac. È il senatore Stefano Esposito, 46 anni, originario di Moncalieri, nella provincia sabauda, che di trasporti (ma anche di lavoro e di ambiente) vanta una lunga esperienza nella sua terra: in particolare, si attirò le attenzioni della stampa, e l'antipatia degli estremisti, per le sue posizioni rigorosamente «sì Tav». L'esperienza, ma anche la sua estraneità al tentacolare sistema romano (la stessa del primo cittadino ribattezzato «marziano») sono stati proprio i criteri che hanno convinto Marino, ma anche Orfini e Renzi, a puntare su di lui. Ma il difficile, per il nuovo assessore capitolino ai Trasporti, comincia solo ora, come lui stesso ammette nella sua prima intervista al DiariodelWeb.it.

Esposito, il suo nome non era mai circolato nel corso del lungo totorimpasto. Quando è venuta fuori la sua candidatura?
Non saprei, bisogna chiederlo a Marino, a Orfini e a Renzi. Ma mediamente i nomi che girano sui giornali entrano Papi ed escono Cardinali.

Non ha mai avuto contatti al riguardo fino alla sua nomina?
Fino a quando me l'hanno comunicato, domenica sera.

È più orgoglioso o preoccupato?
Quando si serve la capitale d'Italia, non si può che essere orgogliosi. Naturalmente, se fosse stato un posto comodo, ci sarebbe stata la fila...

E allora perché ha deciso di accettare questa patata bollente?
Perché sono abituato così. Sono un soldato. La politica non è un luogo da impiegati: quando vieni chiamato ad affrontare una situazione delicata, rispondi «sì».

Qual è il suo giudizio sull'operato di Marino finora?
Ha affrontato due anni terribili, difficilissimi. Si è trovato una voragine di bilancio inimmaginabile; è finito nel mezzo della bufera di Mafia capitale, di cui ha responsabilità quasi pari a zero; ha dovuto azzerare il pregresso di un Comune abituato a fare affidamenti diretti invece che appalti. Forse ha commesso anche degli errori, ma quest'idea per cui ora tutto il degrado di Roma sia colpa di Marino è pura propaganda.

Ma è ancora lui la persona giusta per risolvere questo degrado?
Lo ritengo una persona onesta e perbene. E con sforzi titanici, perché di questo si tratterà, potremo ridare a Roma il posto che le spetta tra le più grandi capitali del mondo.

Arriverà fino al 2018?
L'obiettivo è questo. Poi non ho la sfera di cristallo, altrimenti avrei già fatto sei al Superenalotto e vivrei alle Maldive.

Finora il Pd ha dato l'impressione di picconare il sindaco, più che di sostenerlo. Cambierà questo atteggiamento?
Il Pd è un grande partito e ci sono tante opinioni, in alcuni casi anche a sproposito. Se il riferimento è al presidente del Consiglio, questa è solo l'immagine che ne dà il gossip giornalistico. Io non ho elementi per confermarlo, anzi, ne avrei per smentirlo. Quando Renzi dice a Marino, come a Crocetta, «se sono in grado di governare, governino, altrimenti vadano a casa», ricorda loro la stessa regola che applica a se stesso ogni mattina. Non c'è da sorprendersi. Il giorno in cui si rendesse conto di non poter più portare avanti quello che ha promesso, sarebbe il primo a dire: «Me ne vado».

Politica a parte, però, ora lei dovrà gestire l'emergenza Atac. Qual è il suo piano?
Intanto evitare che fallisca.

Con l'ingresso dei privati auspicato da Marino?
Non abbiamo molte alternative: stiamo parlando della più grande azienda di trasporto d'Europa. Da oggi comincerò a vedere i conti veri, incontrerò i sindacati... L'obiettivo che mi pongo immediatamente è stringere un patto con loro. Offro ai sindacati un tavolo di discussione sul futuro, aperto e senza soluzioni precostituite, ma in cambio chiedo che svolgano il loro ruolo, come la politica e i lavoratori. Smettiamola tutti di scaricare sui romani le nostre incapacità o le nostre discussioni.

Un richiamo alla responsabilità dei sindacati. Finora è mancata?
Probabilmente sì. Non voglio dare colpe a nessuno, anzi, mi prendo la parte di responsabilità che spetta all'amministrazione. Offro un patto e mi aspetto una risposta positiva. Se non dovesse esserci, non mancherò di far sapere chi non si vuole assumere queste responsabilità.

E per migliorare la qualità del servizio?
Non è tempo di proclami. Mi prendo 90 giorni per studiare la situazione, insieme a tutti coloro che vorranno farlo con me. Senza escludere nessuno.