19 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Il ministro Orlando affronti il problema

A Regina Coeli solo due agenti per 120 detenuti

«Suicidi inevitabili»: l'Ugl penitenziaria, Unione sindacati di polizia penitenziaria ha commentato quello che era avvenuto nel carcere romano, dove in 48 ore, due detenuti si sono tolti la vita

ROMA (askanews) - «Suicidi a Regina Coeli inevitabili: solo 2 agenti per 120 detenuti»: così l'Ugl penitenziaria, Unione sindacati di polizia penitenziaria ha commentato quello che era avvenuto nel carcere romano, dove in 48 ore, due detenuti si sono tolti la vita. «I due suicidi verificatisi a distanza di poche ore uno dall'altro possono non essere casi isolati viste le difficoltà oggettive ad attuare un controllo efficace dei detenuti da parte degli agenti della Polizia Penitenziaria, che ogni giorno sono costretti ad operare con numeri del tutto inadeguati a sopperire ad esigenze non solo di sicurezza ma di tutela dell'integrità psico-fisica dei detenuti ristretti», ha sottolineato Giuseppe Moretti, presidente della Ugl penitenziaria.

Professionalità degli agenti indubbia
«Il fatto che in sezioni come quella dove sono accaduti gli episodi operassero solo due agenti nonostante la presenza di 120 detenuti, non è un caso», ha avvertito il sindacalista, spiegando che «sempre più spesso il numero scende ancora nei turni notturni e in sedi che, come Regina Coeli, sono quasi del tutto prive di strumenti di controllo remoto. Ogni volta che questo accade sono gli stessi operatori a chiedersi se ciò si poteva evitare. Ma non si può accettare che venga messa in dubbio la professionalità con cui opera la polizia penitenziaria».

Orlando agisca subito
Quindi, «durante l'incontro convocato dal ministro Orlando sugli Stati generali dell'esecuzione penale, riproporremo al Guardasigilli la necessità di non attendere oltre per occuparsi delle difficoltà operative della Polizia Penitenziaria, visto che agli annunci successivi alla (temporanea) soluzione dei problemi connessi alle sentenze della corte europea, non è ancora seguita una vera politica di rilancio del ruolo professionale della Polizia Penitenziaria, che è ancora al palo rispetto ad esempio al riallineamento del proprio vertice. Lo stesso vale per la messa in sicurezza del lavoro svolto dagli agenti, ancora soggetti ad imputazione per fatti non controllabili a causa di norme antiquate come la 'colpa del custode', che resta un punto dolente per chi non riesce a svolgere correttamente i propri compiti istituzionali non per causa propria». Un altro punto da chiarire per l'Ugl penitenziaria riguarda il reato di tortura: «Al ministro chiederemo cosa accadrà se dovesse essere approvato il testo che attualmente è tornato all'esame del Senato relativamente al 'reato di tortura' se non si modificheranno i modelli operativi ora utilizzati con difficoltà dalla polizia penitenziaria, garantendone l'integrità fisica, ancorché psichica sul posto di lavoro».