16 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Boschi: «Ci sono i margini di un buon lavoro prima della pausa estiva»

Riforme, in commissione non c'è una maggioranza

Un anno dopo il disegno di legge Boschi resta orfano della rottura del Patto del Nazareno e del passaggio di Mauro all'opposizione. Così in commissione Affari costituzionali l'esito sulla carta è di 14 pari.

ROMA (askanews) - Il governo e la maggioranza prendono tempo sulla riforma del Senato. A Palazzo Madama, dove oggi la presidente della commissione Affari Costituzionali Anna Finocchiaro ha svolto la relazione sul testo arrivato dalla Camera, è stata la ministra delle Riforme, Maria Elena Boschi, a togliere il piede dall'acceleratore: «Sarà la commissione a decidere i tempi; teoricamente è ancora possibile completare i lavori entro la pausa estiva altrimenti si farà a settembre, l'importante è non sprecare tempo», ha detto, ribadendo poi che «il referendum nel 2016 rimane l'obiettivo politico».

Domani si voterà per il calendario in commissione
Gli ostacoli di natura politica e numerica hanno evidentemente suggerito al governo di prendere tempo e riflettere. Domani si voterà per il calendario in commissione, primo passo per capire se effettivamente la riforma costituzionale slitterà a settembre. Una pausa di riflessione estiva che potrebbe riavvicinare anche Forza Italia. Il capogruppo Paolo Romani oggi ha aperto ad un tavolo di confronto con la maggioranza sulle modifiche: «Il Patto del Nazareno come accordo politico è definitivamente morto - ha spiegato - ma questo non toglie che si può trovare una sede dove discutere per scrivere le regole insieme: ossia riforme costituzionali, legge elettorale e legge sui partiti», insomma «se la presidente Finocchiaro ci farà delle proposte condivisibili possiamo discutere». Un'apertura non da poco se si considera che anche in commissione la maggioranza ha un problema di numeri e che proprio Romani sarebbe intenzionato, come ha fatto per la prima lettura del ddl Boschi, a tornare in prima commissione sostituendo uno degli altri commissari in quota Fi. In questo modo si sgombrerebbe dal campo anche il rischio del soccorso dei verdiniani al governo che Romani ha apertamente criticato: «sarebbe un danno per Fi».

In commissione non c'è una maggioranza
Nella Affari costituzionali a palazzo Madama c'è infatti una «anomalia», così l'ha definita la Finocchiaro per cui i membri della maggioranza sono 14, quanto quelli dell'opposizione. Anche per questo la presidente ha auspicato una ampia condivisione sulla riforma: «Qualunque decisione dovrà essere molto calibrata e molto condivisa» e l'allargamento della maggioranza ma soprattutto il coinvolgimento di Fi potrebbe tornare ad essere determinante anche per i rapporti con la minoranza del Pd che ora sa di essere decisiva.

Ci sarà l'elettività dei nuovi Senatori?
Di sicuro al centro del dibattito sulle modifiche ci sarà l'elettività dei nuovi senatori, richiesta avanzata dalla minoranza dem ma su cui converge anche Fi, e Finocchiaro nella relazione di oggi ha sollevato anche dubbi sulle modifiche introdotte alla Camera all'articolo 2: «si palesa una possibile contraddizione tra l'intervento di modifica sulla durata del mandato dei senatori e la norma contenuta nell'articolo 66 della Costituzione. Da una parte, infatti, in base al nuovo articolo 57, il mandato dei componenti della seconda Camera, anche se sindaci, sembrerebbe durare quanto il Consiglio regionale che li ha eletti. Dall'altra parte, il nuovo articolo 66 della Costituzione stabilisce, al contrario, la durata della carica coincida con quella che il senatore contestualmente ricopre a livello locale».