19 aprile 2024
Aggiornato 13:00
M5S boccia gli emendamenti del governo sull'anticorruzione

Cappelletti: «Le capovolte del governo per evitare il falso in bilancio»

Oggi la maggioranza sarà impegnata ad esaminare in Aula al Senato il disegno di legge anticorruzione firmato Pietro Grasso. Dopo due anni, il ddl approda a Palazzo Madama, dove si darà il via alla discussione generale e l'analisi degli emendamenti del ddl. Per Enrico Cappelletti, il governo starebbe rispondendo alla richiesta di trasparenza avanzata dagli italiani, ma non è stato fatto abbastanza.

ROMA - «La volontà del governo non è quella di contrastare il fenomeno del falso in bilancio, ma di metterci una pezza per poter dire all'opinione pubblica che sta facendo qualcosa». Enrico Cappelletti, senatore del Movimento 5 Stelle e membro della Commissione Giustizia, in un'intervista al DiariodelWeb.it, critica fortemente l'inefficacia del governo Renzi in merito alla normativa in materia di anticorruzione. Dopo lo scandalo che ha investito il settore delle Infrastrutture – e di riflesso l'ormai ex ministro Maurizio Lupi – si avverte una forte necessità di trasparenza e di contrasto al fenomeno corruttivo, piaga del Paese e dilagante ormai in ogni settore.

SOLO SLOGAN, NIENTE FATTI - Dopo i continui slittamenti, arriva oggi in aula al senato il testo del ddl anticorruzione. Pochi giorni fa, nel pieno della bufera Lupi, il governo annunciava un'accelerazione sull'iter normativo contro la corruzione. Accelerazione, che, però, secondo il senatore pentastellato sarebbe solo a parole, perché i fatti parlano chiaro: il governo non sembra avere affatto intenzione di impegnarsi nella lotta alla corruzione. «L'accelerazione è stata decisa prima della decisione di Lupi di rassegnare le dimissioni – spiega il senatore Cappelletti –. Quindi poteva essere benissimo, se vogliamo, un tentativo di dare una risposta ad una opinione pubblica che sta invocando in maniera crescente un intervento efficacie sui fenomeni corruttivi. Nella sostanza, però, continuiamo nella politica ad assistere a slogan, invece l'azione dovrebbe prevedere l'approvazione di norme come il Daspo per i corrotti e i corruttori, che non solo non vengono alla luce, ma vengono continuamente rinegoziati nelle sedi parlamentari».

IL BALLETTO DEL GOVERNO - Come illustra Cappelletti, sono passati due anni da quando Pietro Grasso presentava il disegno di legge per il contrasto al fenomeno corruttivo. Da allora la proposta è rimasta a prendere polvere nei cassetti delle istituzioni, tirata fuori solo per essere modificata. Ma per difetto. «Per cui, è vero, il disegno di legge Grasso approderà, tra mille difficoltà – continua Cappelletti –. Ed è un provvedimento che arriva non a caso dopo due anni, perché in questo periodo di tempo è stato smantellato in grande parte. E si comprende il motivo per cui è stato tenuto nei cassetti. Adesso che è stato in buona parte smantellato, quello che ne rimane è in Aula. È comunque una scelta importante, perché parliamo di falso in bilancio, ma anche lì ci troviamo in una situazione paradossale: il Parlamento, rappresentato dalla Commissione Giustizia al Senato, ha concordato un testo base opinabile, discutibile, migliorabile, ma un testo base che era una base di partenza per migliorare il testo relativamente al falso in bilancio una volta arrivato in aula. Tra il lavoro della Commissione Giustizia in Senato – cioè del Parlamento – e l'approdo in Aula sono arrivati tre emendamenti del governo, che mandano a gambe all'aria il lavoro fatto dalla Commissione e modificano il testo base che era stato definito in Commissione. La volontà del governo non è quella di contrastare il fenomeno del falso in bilancio, ma di metterci una pezza per poter dire all'opinione pubblica che sta facendo qualcosa. E queste non sono chiacchiere: basta consultare il testo emendato con i tre emendamenti del governo con il testo precedente definito dal relatore in Commissione. Dagli atti è evidente che c'è una portata della norma di molto inferiore. Il governo interviene, ma per ridurre la portata della norma anticorruzione», continua il senatore a cinque stelle.

IL PARADOSSO: L'ESECUTIVO BOCCIA IL SUO DDL - In ogni caso, come precisa Enrico Cappelletti, quello in atto rimane un passo avanti, vista la situazione disastrosa in cui verte il nostro Paese in quanto a corruzione e assenza di trasparenza in ogni piega della società, soprattutto quella delicata e sensibile delle istituzioni. Ciò non toglie, però, che l'azione del governo non è ancora efficacie: è stato indebolito fortemente il disegno di legge Grasso, assecondando, ancora un volta, processi opachi che hanno caratterizzato parte della nostra politica per troppo tempo. «Questa riforma che si va in qualche maniera delineando è comunque migliorativa della situazione esistente, ma è peggiorativa di quello che si sarebbe voluto fare a livello parlamentare. Non solo: è peggiorativa, addirittura, e di molto, del disegno di legge Grasso, che è un parlamentare eletto nel partito democratico e che ha depositato quel famoso ddl di legge che è a suo nome, ma seguito dalle firme di tutti i parlamentari del Pd. Quindi abbiamo una forza di maggioranza relativa che presenta un disegno di legge buono. Abbiamo poi il governo che per due anni lo tiene nei cassetti, con una scusa o con un'altra, per poterlo smantellare, e gli dà il colpo finale la settimana scorsa prima di approdare in aula. Quindi un governo che dà un colpo finale non alla proposta del Movimento 5 Stelle – e ci sarebbe una logica, essendo all'opposizione di questa maggioranza – ma dà il colpo finale addirittura al loro ddl. Siamo al paradosso totale», conclude il senatore Cappelletti.