19 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Riforma TG, Minzolini motiva il ritiro del suo emendamento

«Ora Gubitosi faccia quello che diciamo noi»

Approvato a pieni voti il documento Pisicchio, che indirizza al direttore generale Rai Luigi Gubitosi 17 «paletti» di cui tener conto nella sua riforma dell'informazione. In primis, l'indicazione di mantenere i Tg così come sono. E sul ritiro del suo emendamento, Minzolini chiarisce: «era del tutto coerente con il testo di Pisicchio, ritirarlo è stata una tattica, non un retromarcia».

ROMA - La commissione di Vigilanza sulla Rai ha votato il parere sulla riorganizzazione dell’offerta informativa della tv pubblica. L’ok alla risoluzione nella sua ultima stesura­ messa a punto dal relatore Pino Pisicchio, presidente del Gruppo Misto, dà il via libera alla riforma del sistema informativo presentata dal direttore generale Rai, Luigi Gubitosi, Via libera sì, ma con molti punti da rivedere, in particolare, per salvaguardare il «pluralismo»

MINZOLINI: ECCO PERCHÈ HO RITIRATO L'EMENDAMENTO - Uno degli emendamenti presentati sulla questione, quello di Augusto Minzolini, è invece stato ritirato. E' lo stesso ex direttore del Tg1 a spiegarne le motivazioni : «L'ho ritirato perchè c'è stata un'interpretazione del documento, datami da chi l'ha scritto, che è esattamente sulla linea dell'emendamento». In pratica, la proposta di Minzolini era esattamente coerente con il documento presentato dal relatore Pisicchio. «Devo dire che il mio era un linguaggio più diretto e esplicito; tuttavia, se l'avessi mantenuto e non fosse stato approvato, sarebbe passata un'interpretazione diversa di quel documento», spiega il senatore azzurro, definendo la propria decisione come puramente «tattica».  "D'altronde, nessuno ha dato un'interpretazione diversa dalla mia, e cioè che con la riforma dei Tg si creerebbe un meccanismo piramidale per cui le linee editoriali vengono decise da un unico direttore». Insomma: Minzolini tiene a ribadire che la decisione di ritirare l'emendamento non è da interpretarsi come un retromarcia. «Dato che il relatore mi ha fatto presente che la mia interpretazione era giusta, e sostanzialmente coincideva con quanto riportato dal documento, a quel punto è nella dinamica parlamentare ritirarlo», sottolinea.

SÌ A RIFORMA, MA NO AD ACCORPAMENTO TG - D'altronde, con o senza l'emendamento dell'ex direttore del Tg1, i paletti rimangono: ora saranno i vertici di Viale Mazzini a decidere se e come applicare il «parere» parlamentare, che, tuttavia, deve a sua volta rispettare l'«autonomia» dell'emittente. Qualche giorno fa, a Repubblica il dg ha spiegato di voler andare avanti con la sua idea dell’accorpamento delle testate in due Newsroom informative (e poi una sola) e ha puntato il dito proprio sui politici, accusandoli di essere, insieme ai sindacati, il «partito della conservazione» e, in pratica, di boicottare la sua volontà di riforma. E la risposta parlamentare non si è fatta attendere: in sostanza, si dà il via libera al dg Rai perché crei anche le newsroom, risparmi (presentando i conti), renda più efficiente e senza sprechi il sistema dell’informazione tv, ma non faccia scomparire i marchi dei Tg con le loro identità. E, soprattutto, agisca «tenendo conto delle indicazioni» del Parlamento, a maggior ragione per il fatto che si è espresso con un voto all’unanimità. Un invito, quindi, a riformulare il piano sull’informazione, informandone oltretutto la commissione parlamentare prima del voto in Cda. 

AUTONOMIA RICONOSCIUTA, MA NON TROPPO - Un invito, sì, ma molto esplicito e diretto, che difficilmente potrà essere ignorato da Gubitosi. Anche perché, in qualche modo, il Parlamento è suo editore. Proprio a questo proposito, in aula Airola dei 5 Stelle ha aperto un dibattito sulla deontologia dei giornalisti e sulla loro autonomia dalla politica. Autonomia, di fatto, messa in dubbio dal documento votato, che, pur riconoscendola, non rinuncia a dare indicazioni piuttosto perentorie. Una linea confermata dal presidente della Commissione Roberto Fico, che all'Ansa ha dichiarato: «Abbiamo affermato come l’informazione libera e plurale sia un principio condiviso ed ineliminabile per la Rai. Non si poteva non cambiare il sistema dell’informazione pubblica italiana, è giusto ridurre le spese ma è altrettanto giusto non ridurre l’informazione. Tutto il cda dovrà tenerne conto perché si trova sul tavolo una posizione di tutte le forze parlamentari. La presidenza della commissione di Vigilanza ha già fatto pervenire al presidente Tarantola e a tutto il cda la risoluzione approvata. Toccherà quindi allo stesso consiglio di amministrazione far in modo che Gubitosi assorba le indicazioni». «La commissione – ha concluso Fico – dovrà avere il dettaglio dei 100 milioni di euro di risparmio previsti dal piano, sui quali dovremo essere informati puntualmente». Insomma, risparmiare va bene, ma non a discapito del pluralismo informativo e delle poltrone dei direttori dei Tg.