18 aprile 2024
Aggiornato 20:30
Messaggio di fine anno

Napolitano: «Ciascuno faccia la sua parte al meglio»

L'appello del Presidente della Repubblica: «occorre ritrovare le fonti della coesione, della forza, della volontà collettiva che ci hanno permesso di superare le prove più dure in vista della formazione del nostro Stato nazionale unitario e poi del superamento delle sue crisi più acute e drammatiche»

ROMA - «Mettiamocela dunque tutta, con passione, combattività e spirito di sacrificio. Ciascuno faccia la sua parte al meglio. Io stesso ci proverò, nei limiti delle mie forze e dei miei nuovi doveri, una volta concluso il mio servizio alla Presidenza della Repubblica, dopo essermi impegnato per contribuire al massimo di continuità e operosità costituzionale durante il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea». E' questo l'appello che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rivolto agli italiani, nel suo ultimo messaggio di fine anno.
«Resterò vicino al cimento e agli sforzi dell'Italia e degli italiani - ha aggiunto il Capo dello Stato - con infinita gratitudine per quel che ho ricevuto in questi quasi nove anni non soltanto di riconoscimenti legati al mio ruolo, non soltanto di straordinarie occasioni di allargamento delle mie esperienze, anche internazionali, ma per quel che ho ricevuto soprattutto di espressioni di generosa fiducia e costante sostegno, di personale affetto, direi, da parte di tantissimi italiani che ho incontrato o comunque sentito vicini. Non lo dimenticherò».

Ritrovare le fonti della coesione
Napolitano ha sostenuto che «occorre ritrovare le fonti della coesione, della forza, della volontà collettiva che ci hanno permesso di superare le prove più dure in vista della formazione del nostro Stato nazionale unitario e poi del superamento delle sue crisi più acute e drammatiche. Il Centocinquantenario dell'Unità si è perciò potuto celebrare - non dimentichiamolo - con orgoglio e fiducia, pur nella coscienza critica dei tanti problemi rimasti irrisolti e delle nuove sfide con cui fare i conti».
Per il Capo dello Stato «un recupero di ragionata fiducia in noi stessi, una lucida percezione del valore dell'unità nazionale, sono le condizioni essenziali per far rinascere la politica nella sua accezione più alta, per rendere vincente quell'impegno molteplice e di lunga lena che i cambiamenti necessari all'Italia chiaramente richiedono. Ho fatto del mio meglio in questi lunghi e travagliati anni della mia Presidenza per rappresentare e rafforzare l'unità nazionale, per sanare le ferite che aveva subito, per ridarle l'evidenza che aveva perduto : se vi sia in qualche modo riuscito - ha concluso Napolitano - toccherà dirlo a quanti vorranno con obbiettività e insieme con spirito critico analizzare il mio operato».

Dopo sbandamento tornare a normalità Costituzione
«E' giunto il momento di tornare alla normalità costituzionale. Personalmente resto convinto - ha detto - che la disponibilità richiestami e offerta nell'aprile 2013, in un momento di grave sbandamento e difficoltà post-elettorale, sia risultata un passaggio determinante per dare un governo all'Italia, rendere possibile l'avvio della nuova legislatura e favorire un confronto più costruttivo tra opposti schieramenti politici. Ma - sono parole di Napolitano - è positivo che ora si torni, per un aspetto così rilevante, alla normalità costituzionale, ovvero alla regolarità dei tempi di vita delle istituzioni, compresa la Presidenza della Repubblica».

Ancora non usciti dalla crisi, è nostro assillo
L'Italia non è ancora uscita dalla crisi economica e questo rappresenta «un assillo» per il nostro Paese, che registra, fra l'altro, arretramento dell'attività produttiva e «dilagante» disoccupazione giovanile.
«Credo sia diffuso e dominante - ha detto Napolitano - l'assillo per le condizioni della nostra economia, per l'arretramento dell'attività produttiva e dei consumi, per il calo del reddito nazionale e del reddito delle famiglie, per l'emergere di gravi fenomeni di degrado ambientale, e soprattutto - questione chiave - per il dilagare della disoccupazione giovanile e per la perdita di posti di lavoro. Dalla crisi mondiale in cui siamo precipitati almeno dal 2009 - ha sottolineato - nemmeno nell'anno che oggi si chiude siamo riusciti a risollevarci. Parlo dell'Europa e in particolare dell'Italia».