Un grande sconfitto di nome Berlusconi
L'ex leader incontrastato ormai è pressato dalle spinte centrigughe del suo partito e anche fra i fedelissimi si è scatenata la corsa a indicare al capo cosa bisogna fare.
ROMA - Le sconfitte in politica pesano sempre, ma diventano macigni insormontabili quando hanno tutta l'aria di presagire l'arrivo di un tramonto.
IL CANTO ACIDO DEI FEDELISSIMI - E' quello che sta succedendo in Forza Italia a Silvio Berlusconi. Il flop elettorale ha infatti abbattuto la diga della gratitudine e del rispetto che finora avevano protetto il Cavaliere dai morsi alle caviglie di quello che dovrebbe essere il drappello dei suoi fedelissimi.
DAL BUNGA BUNGA A LUXURIA - Se uno allineato come Maurizio Gasparri, quando ancora ci sono schede da scrutinare, va in televisione ad Agora e dice apertamente che ad asfaltare ( verbo coniato da Matteo Renzi) il partito sono state le cene con Luxuria. E se uno che ha avuto il grado di presidente dei deputati di Forza Italia, come Renato Brunetta, afferma che il Nazareno è da buttare via, dopo che Berlusconi ha promesso che sulle riforme non non ternerà indietro, vuol dire che la linea Maginot dal Cavaliere ha ceduto e le sue truppe si stanno già ritirando in ordine sparso.
A TRADITORE E' SOPRATTUTTO IL FIUTO - Bisogna aggiungere che a Berlusconi in questi ultimi tempi fa difetto soprattutto quel dono naturale di azzeccare sempre i tempi che è stata in passato una molla determinante per i suoi successi. Basta ricordare come nel 1994 intuì che quello, e non altro, sarebbe stato il momento per prendersi il Paese, nonostante i suoi consiglieri lo sconsigliassero in tutti i modi dall'esporre se stesso e le sue aziende alle incertezze della politica. E sempre sull'interpretazione del tempo giusto ormai è diventato un tormentone comico quello allora recitato da Occhetto, e dalla sua "invincibile armata", che invece dava per certo che fosse giunto il momento per l'affermarsi del «sol dell'avvenire».
ANCHE GLI YUPPIES NON CI SONO PIU' - Il ricordo del tempo che fu oggi serve a fare il confronto fra il Berlusconi di ieri e quello che si mette a cercare giovani yuppies a caccia di gloria, incurante dello spavento e dello sconcerto che provoca fra i suoi veterani già sfiancati dalle sconfitte.
IL TORPORE DI TOTI - E poi chi ci manda a villa Gernetto a calvanizzare le giovani reclute pronte a trasformarsi in famelici rottamatori? Quel Giovanni Toti che nemmeno il bastone da federmaresciallo ha risvegliato dal suo lieto torpore di miracolato dal signore. Toti, da quando ha assunto il compito di vicerè non è riuscito nemmeno a fare il solletico agli avversari del Cavaliere, votato com' è ha intrattenere le donne del cerchio magico e a fare infuriare ogni giorno di più chi sul territorio è costretto ogni giorno a giustificare le sbandate alla Luxuria di Berlusconi.
IL LAMENTO DEI VETERANI - «Selezionano gente nuova ma io sono avvocato, ho quattro master, so' pure ex giocatore di rugby, ma di che stiamo parlando? Se non servo più me lo dicano pure, sono pronto a farmi da parte. Ma stai sicuro che mi porto diedero tutti consiglieri comunali amici miei» è sbottato il senatore forzista Francesco Aracri, un ex An un tempo ammaliato dal Cavaliere. Che Fitto, appena giunti i risultati lettorali, sia subito partito all'attacco chiedendo di azzerare tutte le cariche e che Capezzone si sia affrettato ad incoronare leader l'ex enfant prodige della politica pugliese per «avere dettato l'analisi e la strategia», fa parte di uno scenario previsto.
CHI SI RICORDA DI BRUTO? - Colpisce invece che Augusto Minzolini, letteralmente portato di peso da Berlusconi sul trono del Tg1 prima e poi sugli scranni di Palazzo Madama, indichi all'ex leader incontrastato, senza l'ombra di un rossore sulle gote, che cosa debba fare «per sopravvivere».
UN TRAMONTO OSSERVATO DAL VIVO - Chi ama la politica per il suo ruolo sociale, ma anche per la linfa, il sangue e i veleni che l'attraversano, da oggi avrà una ragione in più di studio. Potrà infatti osservare dal vivo come, e se, Silvio Berlusconi riuscirà ad uscire dalla rete che la sua stessa gente, di ambo i sessi, giorno dopo giorno, gli ha stretto intorno.
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