19 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Movimento 5 Stelle

Grillo duro su Renzi, ma l'M5S non cambia linea

Il nuovo incontro con il Pd si farà, se sarà rottura sulla legge elettorale dovrà essere attribuita a Matteo Renzi e ai suoi. Il leader M5S, a Roma su invito dell'ambasciatore statunitense per la consueta serata dedicata alla festa dell'indipendenza, vede prima i deputati poi i senatori, e cerca di motivarli, nel momento più delicato della loro storia, dopo la sconfitta elettorale alle europee.

ROMA - Si dibatte tra malumori e rancori, ma il Movimento 5 stelle non cambia linea: il nuovo incontro con il Pd si farà, se sarà rottura sulla legge elettorale dovrà essere attribuita a Matteo Renzi e ai suoi. Il leader M5S, a Roma su invito dell'ambasciatore statunitense per la consueta serata dedicata alla festa dell'indipendenza (che in realtà cade oggi), vede prima i deputati poi i senatori, e cerca di motivarli, nel momento più delicato della loro storia, dopo la sconfitta elettorale alle europee.

Il ragionamento, che poi Grillo ripete ai cronisti, è che la sconfitta è dovuta, oltre che alla solita «informazione mistificante», anche alla «paura» degli elettori. Ai quali bisogna far capire che gli stellati le proposte le hanno e sono capaci di sottoporle al confronto con le altre forze. E', insomma il momento del dialogo, anche se la rabbia e la diffidenza rimangono. Il faccia a faccia di Renzi con Silvio Berlusconi è liquidato sul blog ufficiale come incontro con un «noto pregiudicato». Davanti ai cronisti accusa il premier di essere «oltre l'inconsapevolezza di Scajola». E l'umore del leader M5S traspare anche da un video «rubato» ieri al consolato Usa: le dieci domande del Pd sulle riforme sono «il compitino» e il presidente del Consiglio è «un bambino presuntuoso». Ma se «prima non rappresentava un cà, adesso - spiega Grillo al suo interlocutore - rappresenta dieci milioni, allora adesso ci colloquiamo».

Restano vive le tensioni interne al Movimento, perché la nuova fase del dialogo non piace a tutti: «Stiamo facendo delle figure ridicole», dice un senatore «ortodosso» ma non tra i più intransigenti, rigorosamente dietro promessa di anonimato. E d'altro canto, la diserzione della riunione a Montecitorio da parte dei «dissidenti», dimostra che un pezzo di M5S continua a sentirsi separato in casa.

Nonostante l'insistenza degli sherpa M5S, solo oggi il Pd ha concesso una data per il nuovo faccia a faccia sulla legge elettorale. «Io non ci vado, sono emotivo, e so cosa c'è dietro. Renzi magari ci crede - confida il leader ai cronisti - ma è usato dai poteri forti». Pubblicamente la bandiera che i 5 stelle sventolano sono le preferenze: per Grillo l'Italicum è incostituzionale proprio perché «non ci sono le preferenze». E' Luigi Di Maio ad anticipare la linea: «Sicuramente il fulcro attorno a cui ruota la legge elettorale sono le preferenze ma c'è molto altro», spiega a Sky Tg24. I cinque stelle, infatti, porteranno un menu di controproposte al tavolo, anche se Toninelli pubblicamente glissa: «Lunedì potremmo rispondere ma anche non rispondere, quella di Guerini (Lorenzo, vicesegretario del Pd, ndr) sulle le dieci domande non mi pare una pregiudiziale». Ci sarà materia a sufficienza, lasciano intendere le fonti M5S, per costringere il Pd a confrontarsi nel merito.