7 settembre 2025
Aggiornato 16:30
Il confronto con Renzi

Grillo ai suoi: «siete andati benissimo»

E' un Beppe Grillo particolarmente soddisfatto, quello al telefono con i suoi parlamentari reduci dal confronto con Matteo Renzi sulla legge elettorale, che il leader M5S ha invece disertato come previsto.

ROMA - «Siete andati benissimo, la nostra proposta si è capita perfettamente»: è un Beppe Grillo particolarmente soddisfatto, quello al telefono con i suoi parlamentari reduci dal confronto con Matteo Renzi sulla legge elettorale, che il leader M5S ha invece disertato come previsto.
Il premier «ha cercato di chiudere la porta al dialogo ma non c'è riuscito», commenta una fonte M5S. E in effetti la proposta avanzata da Di Maio di un nuovo incontro a breve non è stata respinta dall'interlocutore, che si è anche impegnato a mettere nero su bianco le sue critiche alla proposta elettorale M5S.

La pattuglia del Movimento 5 stelle, guidata dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, ha dovuto subire le pungenti battute del premier sui numeri delle preferenze alle elezioni (ricambiate con le allusioni a indagati e arrestati fra i democratici), ma incassa anche un risultato: «Con noi ha giochicchiato un po' ma la sua presenza ha dato importanza al lavoro fatto in Rete per costruire il Democratellum con i cittadini», spiega Danilo Toninelli. Renzi ha enfatizzato più volte la distanza che divide la proposta M5S dall'Italicum frutto del suo accordo con Silvio Berlusconi: la mancanza di «governabilità», ovvero di certezze sulla maggioranza parlamentare alla chiusura dello spoglio elettorale. Una pregiudiziale che ha messo i «grillini» nella condizione di dover accettare anche il terreno indicato dal Pd, cioè il testo dell'Italicum già approvato alla Camera, sul quale, dice Toninelli, «faremo le nostre osservazioni. Non delle controproposte, probabilmente elencheremo solo i punti per noi inaccettabili dell'Italicum».

Su liste bloccate e preferenze la posizione M5S resta rigida, ma sul premio di maggioranza lo stesso Renzi, nel corso del colloquio, ha rimarcato «un'apertura di Di Maio». «Il doppio turno? Non vuol dire nulla, bisogna vedere in che sistema lo inquadriamo - sostiene Toninelli - e del resto anche il nostro sistema ha un premio di maggioranza implicito: elimina i piccoli partiti e porterebbe, ad esempio, al 50 per cento il Pd che alle europee ha preso il 40». Nemmeno il Mattarellum è escluso a priori per l'esperto elettorale degli stellati, «anche se ora, con la legge elaborata in Rete, non possiamo certo ripartire da quello». In ogni caso, al massimo si potrebbe parlare del «Mattarellum del Senato, senza le liste civetta».

I sostenitori del dialogo nei 5 stelle ci credono: «Sono sicuro che possiamo convincerlo se lavoriamo sui contenuti», dice ancora Toninelli. Mentre per il deputato Alfonso Bonafede «il cerchio si stringe attorno al Pd» e per la comunicazione ufficiale il Democratellum è addirittura «la base del confronto». Ma i dubbiosi resistono: «Il confronto va riportato in aula e in commissione», osserva il senatore ed ex capogruppo Nicola Morra.
Su un altro fronte la giornata di oggi non registra passi avanti.
Nel faccia a faccia Di Maio oppone un «niet» alla richiesta di Renzi di parlare anche di riforme costituzionali: «La scadenza per i subemendamenti al ddl in commissione al Senato è oggi, non prendiamoci in giro», taglia corto il capodelegazione M5S. E il rinvio a domani di questa scadenza, deciso a palazzo Madama, dipende solo, a giudizio di Toninelli, da un tentativo interno alla «maggioranza delle riforme» di «scaricarsi a vicenda la patata bollente dell'immunità parlamentare».