30 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Politiche europee

Re Giorgio d'Europa

Il presidente della Repubblica ha incontrato i presidenti dei gruppi parlamentari del Parlamento europeo: «L'Italia chiede rinnovamento perchè le Istituzioni europee devono recuperare il terreno perduto. I Commissari europei non rappresentato i Governi nazionali, lo dice il Trattato di Lisbona».

ROMA - Il semestre italiano di presidenza dell'Ue non sarà una «mera celebrazione», per Giorgio Napolitano, l'Italia propone «un forte cambiamento delle politiche». Il presidente della Repubblica lo ha detto incontrando i presidenti dei gruppi parlamentari del Parlamento europeo: "Una cosa importante è che l'impegno italiano non è un impegno di mera celebrazione della continuità storica del progetto europeo, è un impegno consapevole del punto di crisi cui è giunta la costruzione europea. Io stesso ho avuto modo di dire a febbraio, nel discorso a Strasburgo che cortesemente avete ricordato, che mai come negli ultimi tempi, e quindi mai all'appuntamento delle elezioni europee, era stato messo così radicalmente in questione il progetto stesso. Questo spirito informa la presidenza italiana che è proponente di un forte cambiamento nelle politiche».

L'Italia chiede rinnovamento
Napolitano ha spiegato che «oggi effettivamente possiamo parlare in Italia di un'esigenza largamente condivisa di rinnovamento dell'Unione europea. Ci sono anche posizioni più estreme, di contestazione più profonda dello stesso progetto inteso come grande prospettiva di soluzione dei problemi dello sviluppo della democrazia in Europa. Ma nell'insieme io credo che ci sia nel Parlamento italiano, e quindi a sostegno della posizione del governo, una larga maggioranza favorevole a che si persegua una linea di proposte di cambiamento, proposte positive, cambiamenti positivi, a cui tutti potranno concorrere e che si dovranno confrontare con posizioni anche molto diverse nel Parlamento europeo».

Distanza incolmabile tra eletti e elettori
L'Ue deve fare i conti con una questione «gravemente irrisolta», quella della «distanza incolmabile» che attualmente separa eletti ed elettori del Parlamento europeo: «La questione su cui vorrei dire ancora una parola è forse la più gravemente irrisolta ed è quella del rapporto tra elettori ed eletti per quello che riguarda Parlamento europeo e cittadini».
Per Napolitano «c'è un impedimento fortissimo ad un rapporto che almeno eguagli in non eccessiva distanza dagli elettori il rapporto che hanno i parlamentari nazionali; oggi la distanza è incolmabile. Si può calcolare se ogni parlamentare nazionale debba rappresentare centomila elettori e ogni parlamentare europeo ottocentomila. Se io penso alla dimensione della circoscrizione in cui sono stato candidato ed eletto due volte, nell' '89 e nel '99, e cioè la circoscrizione dell'Italia meridionale, è impossibile fisicamente che ci sia un rapporto continuativo. È un problema che non ha avuto alcuna risposta».

Recuperare il terreno perduto
L'Europa deve fare ancora «molta strada», deve «recuperare il terreno perduto» e la «fiducia dei cittadini».
«C'è molta strada da fare e la nuova legislatura che vi vede qui impegnati e che vi vedrà tra Bruxelles e Strasburgo impegnati nei prossimi anni è una strada straordinariamente impegnativa. Dobbiamo recuperare il terreno perduto e la fiducia dei cittadini, dobbiamo confrontarci seriamente anche con le contestazioni più radicali del progetto europeo o della prassi nella costruzione europea. Spero che saremo tutti all'altezza di queste prove».

Sistematico scambio di opinioni con il Governo
Giorgio Napolitano ha un «sistematico scambio di opinioni» con il governo sui temi che riguardano l'Unione europea. Il presidente della Repubblica lo ha detto incontrando i presidenti dei gruppi parlamentari del Parlamento europeo: «Io mi muoverò nell'ambito dei miei compiti e del mio rapporto con il governo, che è un rapporto di consultazione, di frequente e sistematico scambio di opinioni, nel rispetto di decisioni che spettano, come quella del programma europeo e delle nomine europeee, al governo. Ed è un rapporto che io vivo anche mettendoci come contenuto le mie esperienze e i miei convincimenti europeistici».

I Commissari europei e i Governi nazionali
Bisogna tenere a mente che i commissari europei non rappresentano i «governi nazionali» ma devono agire in «stretta sinergia con le altre istituzioni dell'Ue». Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano parlando ai presidenti dei gruppi parlamentari del Parlamento europeo: «Voglio richiamare l'importanza dell'articolo 17 del trattato di Lisbona che regola in modo particolare anche la questione della designazione della Commissione. Qui forse può apparire un 'fuor d'opera' ma non è male almeno ricordare che nella lettera dell'articolo 17 del Trattato non solo si dice qualcosa di molto importante per ciò che concerne la proposta che il Consiglio europeo deve sottoporre al Parlamento per la nomina del presidente della commissione, 'tenendo conto delle elezioni', ma si dice qualcosa che dovremmo tener presente in una prospettiva di ulteriore sviluppo democratico all'interno dell'Unione: il fatto cioè che i membri che il Consiglio europeo deve comporre in una lista per la Commissione europea non sono rappresentanti dei governi nazionali».
«L'articolo 17 - ha precisato Napolitano - dice semplicemente 'nationals', cittadini appartenenti agli Stati membri, uno per ciascuno, ma che non rappresentano i rispettivi governi. C'è un forte accento sull'indipendenza che essi debbono conservare e anche sull'assoluta esigenza che esprimano, nella loro collegialità, una capacità di governo, una capacità di guida dell'Unione in stretta, inscindibile sinergia con le altre istituzioni dell'Unione europea».