Boschi difende la riforma del Senato, Chiti replica
Il ministro per le Riforme: «Avevo 15 anni quando l'Ulivo mise, nelle sue tesi, l'idea di una Camera non elettiva. Nessuno gridò allo scandalo. Da mio predecessore, Chiti confessò in Parlamento di preferire l'ipotesi di un'Aula eletta ma indicò come alternativa la soluzione tedesca». Lui: «Niente di nuovo sotto il sole: ringrazio il ministro di darmi atto di coerenza»
ROMA - Intervistata da Repubblica, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi difende il testo del governo per la riforma del Senato: «Avevo 15 anni quando l'Ulivo mise, nelle sue tesi, l'idea di un Senato non elettivo, sul modello tedesco. Nessuno gridò allo scandalo. Da ministro delle Riforme, Chiti confessò in Parlamento di preferire l'ipotesi di un Senato eletto ma indicò come alternativa la soluzione tedesca. Non vedo come possa appellarsi a un caso di coscienza».
GOVERNO CHIEDE NON PRETENDE - A Vannino Chiti Boschi replica: «Il governo propone e non pretende» il ritiro del disegno di legge firmato da lui e altri del Pd: il «problema» è «il rispetto dei tempi che ci siamo dati. Per una questione di credibilità. Abbiamo detto che la riforma va approvata in prima lettura a Palazzo Madama entro il 25 maggio».
TEMPI STRETTI PER CREDIBILITÀ - Quanto alla tempistica, il ministro spiega che «le elezioni c'entrano poco. C'entra invece il fatto che il 27 maggio Renzi incontra gli altri premier europei per discutere del futuro continentale. C'entra che la commissione europea, qualche settimana dopo, valuterà il lavoro che abbiamo fatto sull'economia. Se ci presentiamo a questi appuntamenti avendo approvato la riforma del Senato e del Titolo V, avremo una maggiore credibilità».
CHITI, RINGRAZIO BOSCHI DI DARMI ATTO DI COERENZA - Chiti dal canto suo ha replicato immediatamente: «Niente di nuovo sotto il sole: ringrazio il ministro Boschi di darmi atto di una coerenza di impostazione e quindi di non piegare le convinzioni sui cambiamenti alla Costituzione alle contingenze politiche del momento».
SUPERARE BICAMERALISMO PARITARIO - «Ritengo - ha aggiunto l'ex ministro in una nota - che nella situazione italiana, nel 2014 - che non e' il 1996 - con la crisi di fiducia tra cittadini e istituzioni e il desiderio, a cui dare una risposta, di partecipazione diretta, la soluzione preferibile per la riforma del Parlamento sia una forte riduzione del numero dei deputati e dei senatori e un Senato eletto a suffragio universale. E' cosi' in altri Paesi che hanno superato - come noi dobbiamo urgentemente fare - il bicameralismo paritario, basti prendere l'esempio della Spagna. In ogni caso confermo che se in Italia, come in Germania, si andasse verso un federalismo solidale, la soluzione rigorosa del Bundesrat, e cioè presenza dei soli governi regionali con voto unitario, sarebbe per me assolutamente accettabile. E' evidente a tutti che la riforma del Senato proposta dal governo non ha niente a che vedere con il Bundesrat. Naturalmente dovrebbe essere sul modello tedesco anche la legge elettorale per la Camera dei deputati».
ATTENZIONE A IMPOVERIRE DEMOCRAZIA - Per l'ex ministro, «la Costituzione va vista nel suo insieme: esige equilibri tra le istituzioni e tra i poteri. Non si puo' avere per la Camera una legge ipermaggioritaria, come e' l'Italicum, ricentralizzare molte competenze, come e' nella proposta del governo del nuovo Titolo V, e indebolire le funzioni di garanzia oltre che di rappresentanza dei territori del Senato. Se le modifiche della Costituzione non hanno un raccordo unitario - ha concluso Chiti - non si realizza un aggiornamento coerente ma si rischia di impoverire la nostra democrazia».
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