Grillini scatenati in aula, Boldrini sospende la seduta
I deputati del M5s hanno indossato una maglietta, sventolato bandiere, appeso cartelli e attaccato verbalmente i loro colleghi di Pd-Pdl per «difendere l'articolo 138 della Costituzione». La presidentessa ha interrotto i lavori
ROMA - Finale incandescente in aula alla Camera nel voto sulla procedura speciale di riforma della Costituzione. La presidentessa Laura Boldrini ha dovuto sospendere la seduta e convocare immediatamente la capi-gruppo.
Prima di arrivare alla sospensione dei lavori, Boldrini aveva disposto a questori e commessi la rimozione forzata di cartelli a difesa della Costituzione e vessilli tricolori esposti dal gruppo del Movimento 5 stelle (M5s). I deputati pentastellati al momento della votazione hanno indossato una maglietta con il tricolore e la scritta «138», a difesa delle procedure ordinarie di revisione costituzionale previste appunto dall'articolo 138 della Costituzione vigente.
Subito dopo la votazione si è aperto sulla gazzarra in aula un duro confronto fra Cinque stelle ed altri gruppi. Con il grillino Alessandro Di Battista a dare dei «ladri» ai deputati di Partito democratico (Pd) e Popolo della libertà (Pdl) che hanno duramente replicato, invocando maggiore severità da parte della presidentessa Boldrini.
LA RUSSA DIFENDE IL M5S - Sulle prime, la contestazione e lo scontro si sono concentrati sulla «nuova pagliacciata» grillina (magliette e cartelli) denunciata da diversi interventi di deputati Pd e Pdl.
Ignazio La Russa che, per conto di Fratelli d'Italia e memore di altre famose proteste del passato a Montecitorio, fuori e dentro l'aula, ha quasi preso le difese dei Cinque Stelle: «E' vero - ha detto - che oggi violano il regolamento in aula e l'altro giorno sono saliti sul tetto di Montecitorio. Ma su altri tetti poco tempo fa sono saliti in tanti anche di altre forze politiche. Così come di proteste eclatanti ne abbiamo fatte tante in tanti... Piuttosto mi sorprende che proprio loro entrati in Parlamento per il nuovo e contro il vecchiume...».
DI BATTISTA (M5S) SBATTERE FUORI LADRI - Di Battista (M5S) ha replicato: «La saggezza di alcune parole del presidente La Russa non ci impedirà - ha gridato al microfono il grillino - di mandare a casa anche lui. Ci aspettiamo una sanzione a cinque stelle per quanto fatto in questi giorni: datecela pure, abbiamo violato il Regolamento. Ce le meritiamo e ce la prenderemo. Ma il male dell'Italia vero oggi è l'ipocrisia. Ci siamo sbagliati a dire che il Pd è come il Pdl. Sono peggio di loro: puniteci pure ma bisogna sbattere fuori dal Parlamento tutti questi ladri...».
Boldrini ha tentato di interrompere Di Battista: «Non offenda e ricordi che la difesa della democrazia passa anche dalla difesa delle regole»..
Simone Baldelli non l'ha fatta finire: «Le chiedo, signora presidente, di assumere la difesa della onorabilità del mio gruppo politico. E mi aspetto da lei un atteggiamento davvero imparziale. Il problema non è se i deputati del Pd sono peggio o meglio di quelli Pdl. Il fatto grave e vergognoso è che sia consentito a Di Battista di gridare ladri e altri insulti ai colleghi. Questo è il Parlamento, non è un asilo infantile. Serve fermezza e severità».
««E' quello che ho già fatto», ha ribattuto Boldrini a Baldelli: «Stia tranquillo che a Di Battista non sarà consentito di nuovo di infangare e offendere colleghi». Dal M5s hanno preso nuovamente la parola e hanno continuato con le loro accuse. Quindi Boldrini ha mandato tutti a casa.
PRO E CONTRO - A favore della procedura di revisione costituzionale speciale, come al Senato, hanno votato i deputati di Pd, Pdl, Scelta Civica, Lega, Fratelli d' Italia, Centro democratico e Minoranze linguistiche. Contro, invece, si sono espressi quelli del M5s e di Sinistra Ecologia è Libertà (Sel).
L'ITER LEGISLATIVO - Comunque anche l'aula della Camera, dopo quella del Senato lo scorso 11 luglio, ha detto il primo sì alla procedura speciale di riforma della seconda parte della Costituzione, in deroga alle procedure fissate dall'articolo 138 della Costituzione, che affida a uno speciale comitato di quaranta fra deputati e senatori il compito di presentare la proposta di riforma costituzionale complessiva, da sottoporre poi al voto di Camera e Senato. Infine è previsto un referendum popolare finale sulla revisione che il Parlamento approverà, quale che sia la maggioranza che si sarà registrata.
Con il sì odierno, si conclude la prima lettura parlamentare sul ddl costituzionale. La seconda e ultima dovrà avvenire non prima di tre mesi (11 ottobre al Senato, 10 dicembre alla Camera) dal primo voto. La seconda lettura renderà subito operativo il comitato a due condizioni. Se l'approvazione avverrà su testo identico a quello approvato oggi a Montecitorio e a inizio estate a palazzo Madama. E se otterrà in seconda lettura la maggioranza assoluta di voti. Senza la quale non potrà entrare in vigore prima di altri mesi (10 marzo 2014), durante i quali il ddl approvato resterà in stand by, essendo possibile promuovere su di esso referendum popolare confermativo.
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