28 agosto 2025
Aggiornato 07:00
Partiti | Crisi PD

PD, l'affondo dei bersaniani

Documento dal titolo «Fare il Pd» preparato in vista del dibattito congressuale e promosso da esponenti come Davide Zoggia e Nico Stumpo. «La riflessione sul partito deve essere condotta senza ipocrisie e toccare i punti di fondo, se vogliamo capire cosa non ha funzionato fin qui»

ROMA - Sulle primarie serve una «riflessione critica» perché il Pd non può seguire il modello «plebiscitario». Lo scrivono i bersaniani in un documento dal titolo 'Fare il Pd' preparato in vista del dibattito congressuale e promosso da esponenti come Davide Zoggia e Nico Stumpo. «La riflessione sul partito - si legge nel testo - deve essere condotta senza ipocrisie e toccare i punti di fondo, se vogliamo capire cosa non ha funzionato fin qui e soprattutto quale idea di partecipazione democratica abbiamo in testa».

«In questi anni - sottolineano - è enormemente aumentato il sovraccarico di richieste insoddisfatte che gravano sul sistema democratico. Ne è derivata una spinta ancora più forte alla semplificazione del linguaggio e dei tempi della politica. Questa spinta, non trovando alcuno sbocco in una riforma delle istituzioni e dei partiti, si è tradotta in un ulteriore scivolamento verso il modello dell'uomo solo al comando, il primato della comunicazione e la riduzione della partecipazione a delega plebiscitaria al leader. Noi siamo convinti che fare davvero il PD significhi essere alternativi e non arrendersi a questo tipo di logica. Questa è una discriminante di fondo che comporta delle conseguenze strutturali nel modo di intendere il partito».

Per i bersaniani «si deve evitare il rischio di ripetere l'errore di dividersi inutilmente e strumentalmente sul tema 'primarie sì' - 'primarie no'. Non si tratta, dunque, di negare il valore positivo e inclusivo dello strumento delle primarie, ma proprio per valorizzarlo ulteriormente è necessario avviare una riflessione critica, alla luce dell'esperienza (con luci e inevitabili ombre) vissuta in questi anni». In particolare, si suggerisce di affidare agli «iscritti» l'elezione dei segretari provinciali e regionali e di usare l'albo degli iscritti delle primarie per coinvolgere i cittadini che sono andati a votare per il candidato premier.

Concludono i bersaniani: «I rischi di trasformazione del partito in una giungla di comitati elettorali, perfettamente oliati e funzionanti in occasioni di congressi e primarie e praticamente assenti nella vita quotidiana di circoli e organi territoriali di direzione politica, sono sotto gli occhi di tutti. Far finta di non vedere la realtà in nome di un'acritica difesa del feticcio delle primarie non contribuisce certo a trovare soluzioni capaci di combattere gli effetti disgregativi del correntismo e delle affiliazioni puramente personali».