29 marzo 2024
Aggiornato 12:00
Chiesa Cattolica

Conclave, Cardinali USA all'attacco

Ogni giorno un briefing, il primo (O'Malley, DiNardo e George) a poco più di un'ora dalla partenza di Benedetto XVI in elicottero dal Vaticano, semideserto e con cronisti per lo più americani, poi uno ieri (George e Wuerl), primo giorno di congregazioni generali, uno oggi (O'Malley e DiNardo), uno domani (George e lo stesso Dolan), sempre più affollati di giornalisti di tutto il mondo

CITTÀ DEL VATICANO - Qualcuno sostiene di averlo sentito incitare i confratelli cardinali che scendevano dal pulmino grigio - targato Vaticano - che ogni giorno fa su e giù dal Gianicolo, tra il North American College e il Vaticano, con una frase yankee degna di un film sul football: «Come on, guuuuys!». Di certo il cardinale Timothy Dolan, esuberante arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, è il capitano di una squadra di undici porporati che entreranno in Conclave (il secondo gruppo dopo l'Italia) consapevoli di pesare, e non poco, sulla scelta del successore di Benedetto XVI. E i porporati 'stelle e strisce' già si fanno sentire, a partire da una macchina della comunicazione perfettamente oliata.

Lo staff degli addetti stampa della conferenza episcopale si sono trasferiti in blocco da Washington al Gianicolo, capitanati dall'efficientissima sister Mary Ann Walsh. Ogni giorno un briefing, il primo (O'Malley, DiNardo e George) a poco più di un'ora dalla partenza di Benedetto XVI in elicottero dal Vaticano, semideserto e con cronisti per lo più americani, poi uno ieri (George e Wuerl), primo giorno di congregazioni generali, uno oggi (O'Malley e DiNardo), uno domani (George e lo stesso Dolan), sempre più affollati di giornalisti di tutto il mondo.

Il controverso arcivescovo emerito di Los Angeles Roger Mahony, che oggi ha rilasciato un'intervista al Corriere della sera, non appare, sebbene gli altri cardinali Usa abbiano difeso a spada tratta il suo viaggio a Roma. Precisano che non hanno la minima intenzione di venir meno al giuramento fatto nell'aula del Sinodo sulla riservatezza delle discussioni tra cardinali. Ma parlano apertamente di pedofilia, Vatileaks, problemi di governance. I giornalisti li interrogano, domandano perché questi briefing quotidiani.

«Meglio parlare con la stampa che non parlarci», risponde George, predecessore di Dolan a capo di un episcopato che è già passato dalla tempesta mediatica degli abusi sessuali sui minori. DiNardo la spiega in modo semplice: «Forse è più normale negli Stati Uniti che negli altri paesi, e poi è il modo per dire alle persone che seguono questi eventi, senza violare il giuramento, cosa facciamo ogni giorno e come procediamo». Diretto, semplice, statunitense.