19 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Tour de force per le liste, il nodo Sicilia complica quadro

Pdl, vertici su deroghe e «impresentabili»

Complessa è anche la situazione in Sicilia. Basta pensare alla questione Dell'Utri, per il quale ieri è stata chiesta una condanna a sette anni per concorso in associazione mafiosa: l'ex Guardasigilli lo vuole fuori e Berlusconi si è anche esposto. Ma il senatore in pubblico si mostra tutt'altro che disponibile a farsi da parte

ROMA - Fuma nervosamente, passeggia, parla al telefono, aspetta. Se c'è un'immagine simbolica in questi giorni di stretta finale per la compilazione delle liste Pdl, è quella di Alfonso Papa. Che da quasi 24 ore sosta nei dintorni di palazzo Grazioli. Rigorosamente fuori dal cancello. Mentre dentro si susseguono vertici ristrettissimi tra i pochi che hanno il potere di decidere chi è dentro e chi è fuori.

GLI «IMPRESENTABILI» - D'altra parte il caso di Papa, finito in carcere per l'inchiesta P4, è emblematico non solo dell'ansia di ciascuno dei parlamentari uscenti, ma anche di quel vaglio tra 'presentabili e non' che in queste ore sta impegnando i big di via dell'Umiltà, soprattutto per quanto riguarda la compilazione delle liste della Campania. A dispetto delle inchieste, il nome di Nicola Cosentino sembra intoccabile: a lui dovrebbe spettare un posto sicuro al Senato. Dalla sua non c'è solo il bacino di voti che può portare, ma anche la garanzia di uno sponsor potentissimo: Denis Verdini. Con lui dovrebbero salvarsi anche Luigi Cesaro e Amedeo Laboccetta.
Difficilmente, su questo fronte, potrebbero esserci sorprese. E questo sebbene in queste ore ad agitare i sonni di Silvio Berlusconi ci siano le indicazioni che arrivano dai soliti amati sondaggi della Ghisleri: la qualità dei nomi dei candidati - è il monito - potrebbe essere dirimente per bloccare o rilanciare il recupero. Non è poi un caso che su questo fronte si stiano sovente scontrando da una parte il toscano coordinatore del Pdl e dall'altra il segretario, Angelino Alfano, che sulla promessa del 'partito degli onesti' ci ha messo la faccia.

CASO DELL'UTRIL - E non è l'unica «faida» a complicare il quadro delle liste. Complessa è anche la situazione in Sicilia. Basta pensare alla questione Dell'Utri, per il quale ieri è stata chiesta una condanna a sette anni per concorso in associazione mafiosa: l'ex Guardasigilli lo vuole fuori e Berlusconi si è anche esposto. Ma il senatore in pubblico si mostra tutt'altro che disponibile a farsi da parte. E in un'intervista al Corriere della sera ha mandato un messaggio che appare quasi un avvertimento: «Mi candiderò fino alla morte», «ricordate di chi sono amico». E non è nemmeno l'unico nodo da sciogliere. L'Isola, infatti, è anche la 'terra' di Schifani e Alfano che, dopo aver dovuto 'digerire' l'accordo con il Grande Sud di Gianfranco Miccichè, adesso rivendicano un po' di seggi sicuri per i loro fedelissimi. Ma ci sono da sistemare anche alcuni uscenti di 'prima fascia', come gli ex ministri Martino e Prestigiacomo, oltre che da rispettare i patti con il Pid di Saverio Romano che chiede almeno due seggi garantiti. Rischiano quindi di rimanere fuori due 'nomi grossi' come Domenico Nania e Enrico La Loggia.