26 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Elezioni 2013 | Centrodestra

Accordo Berlusconi-Maroni. Ma il candidato Premier resta un'incognita

L'intesa tra Pdl e Lega, che posticipa la scelta del candidato premier alla conta post elettorale, rappresenta una novità storica nel campo berlusconiano. Perché il Cavaliere, per la prima volta e comunque almeno così esplicitamente, chiede agli elettori il voto già ammettendo di non essere lui l'uomo designato per Palazzo Chigi

ROMA - Formalmente, si tratta di una soluzione tecnica inattaccabile. Perché la legge elettorale, il tanto sbeffeggiato Porcellum, prevede la figura del capo della coalizione, ma non quello del candidato premier. Politicamente, però, l'intesa tra Pdl e Lega, che posticipa la scelta del candidato premier alla conta post elettorale, rappresenta una novità storica nel campo berlusconiano. Perché il Cavaliere, per la prima volta e comunque almeno così esplicitamente, chiede agli elettori il voto già ammettendo di non essere lui l'uomo designato per Palazzo Chigi. Di più, fa il nome di Angelino Alfano, ma accetta che Roberto Maroni indichi Giulio Tremonti e Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. E in soffitta finisce, dopo diciotto anni, la bandiera della 'scelta diretta del premier' imposta nell'agenda politica con il contributo decisivo proprio di Berlusconi.

OBIETTIVO RENDERE IL SENATO INGOVERNABILE - In realtà già in passato il fondatore del Pdl presentò agli italiani il modulo delle 'tre punte', con gli ormai odiati Fini e Casini. Ma allora proponeva se stesso con chiarezza per la poltrona di Palazzo Chigi. E tutti, soprattutto, era consapevoli che - salvo cataclismi - sarebbe finita con l'affermazione della prima punta, cioè Silvio. Stavolta no, l'accordo prevede il contestuale passo di lato di Berlusconi. Un patto sancito nella notte con il segretario della Lega, ma che era già stato siglato un paio di settimane fa durante un incontro ad Arcore.
In cambio il Carroccio, scosso dagli scandali interni e dalla rivolto antiberlusconiana della base, strappa il sostegno di via dell'Umiltà alla corsa di Maroni per il Pirellone. Berlusconi non poteva e non può prescindere dall'alleanza con la Lega, ha bisogno di contrastare il centrosinistra e la lista Monti nelle Regioni chiave. L'obiettivo minimo resta quello sussurrato nel corso delle ultime settimane: rendere il Senato ingovernabile.

MARONI CANDIDA TREMONTI - Ma il dato più curioso del nuovo patto tra Berlusconi e la Lega (il quinto nelle ultime sei tornate elettorali) è l'inversione di ruolo tra Cavaliere e Tremonti, il superministro dell'Economia di tutti i governi berlusconiani. Stavolta Berlusconi, che tanto duellò con il Professore di Sondrio, fino ad arrivare a pubblici atti d'accusa per la gestione degli anni della crisi economica, ha deciso di ritagliarsi (almeno ufficialmente) il ruolo di responsabile di via XX Settembre. Berlusconi ministro dell'Economia comporta l'immediata contromossa (discussa già negli ultimi giorni) di Maroni, e cioé la candidatura di Tremonti a palazzo Chigi. Un'investitura che dovrà necessariamente convivere con quella di Alfano. E cioé con l'annunciata corsa del segretario pidiellino che Berlusconi ha prima candidato alla premiership, poi lanciato per le primarie, quindi ritirato dalle consultazioni facendole decadere, infine rilanciato nuovamente per la poltrona di Palazzo Chigi. «Forse», ha però tenuto a precisare il Cav.